Beato chi trova in te la sua forza e decide nel suo cuore il santo viaggio. Questa frase tratta dal salmo 83 descrive puntualmente in cosa consista la vita del monaco. Egli è una persona che ad un determinato momento della sua vita, toccato dall’amore di Dio, intraprende un viaggio che ha come meta l’incontro con Lui, ma del quale non conosce né tappe, né itinerario. Certamente questo è lo scopo di ogni vita umana, perché ogni essere, consapevolmente o meno, è chiamato da Dio ad incontrarlo, ed in qualche modo ognuno si incammina verso di Lui.
Ciò che distingue il viaggio del monaco però, è il fatto di intraprenderlo “da solo”. Il termine monacus proviene infatti da monos, cioè uno, tuttavia questo attributo non indica tanto la condizione fisica quanto la caratteristica del suo cuore, che egli desidera mantenere indiviso per poter orientare tutto l’amore verso Dio da cui è stato conquistato. Tale ricerca è per san Benedetto l’unico motivo valido per cui intraprendere questa vita, fini secondi fallirebbero miseramente il bersaglio portando all’insoddisfazione e all’infelicità. Con ciò il santo non vuole certo intendere che sia questa l’unica via per trovare Dio. Lo si trova dovunque perché Egli permea tutta la realtà e Lo si può sperimentare a vari livelli, “in Lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo” (At.17,28), ma decidere di cercare Dio in monastero equivale ad intraprendere un viaggio seguendo le sue tracce fino ad arrivare alla sua dimora che è nel cuore dell’uomo. È per non rischiare di sbagliare strada quindi che è necessaria ed indispensabile la disposizione di un cuore integro ed indiviso, che mantenga lo sguardo orientato verso di Lui. Purtroppo ciò non toglie che la nostra umanità spesso ci fa percepire la presenza di Dio come una minaccia, quasi come fosse Uno che voglia annientarci, toglierci la libertà, la nostra stessa umanità, non ricordando che Egli l’ha presa su di Sé per salvarla, non semplicemente dal peccato ma dalla morte eterna! Gesù con tutta la sua vita ha cercato di farci capire che Dio è Amore, solo Amore, non può quindi volere il nostro male, quello che desidera per noi è la massima realizzazione, il fatto è che il più delle volte siamo confusi e attratti da mille altre vie che ci distraggono impedendoci di ascoltare in profondità le nostre aspirazioni. Dio invece, che ci conosce veramente, vuole che ci allontaniamo dai percorsi che sa essere nocivi per la nostra vita, a questo scopo può scegliere di condurci anche attraverso ciò che all’apparenza può sembrare mortificante ma che se vissuto nella fede tenace, porta frutti di gioia e di pace, con sé stessi e con chi ci vive accanto.
Probabilmente molti oggi considerano la vita claustrale fuori tempo, avulsa dalla realtà, ma tale valutazione nasce in genere da una considerazione superficiale, che non rivela grande interesse di comprenderla sul serio. Forse in un certo senso è vero che entrando in monastero si perde il contatto con il tempo, ma non perché si è costretti a vivere anacronisticamente in un’epoca passata, piuttosto perché si impara a vivere il tempo in un modo del tutto diverso. Infatti chi si incammina sinceramente alla ricerca di Dio, viene progressivamente invitato a sperimentare non solo un nuovo ritmo ma una nuova qualità del tempo, che passi da Kronos a Kairos, quasi che esso acquisti una terza dimensione così da poterlo attraversare nella sua profondità per scoprire, al di là della mera sequenzialità degli eventi, Colui cha ha detto Io Sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt.28,20)
Maria Benedetta OSB