L’incontro guidato da mons. Franco Proietto (che firma il testo, ndr), presso la parrocchia del Sacro Cuore di Gesù a La Forma sul tema “la speranza virtù cristiana tra le tante speranze umane”, ha seguito altri appuntamenti sui temi del Giubileo, della Misericordia, della conversione, del perdono e della riconciliazione.
La riflessione è stata divisa in tre parti. Nella prima è stata tracciata una carrellata storico filosofica sulle idee relative alla speranza nel mondo greco e romano, che non ha mai uno sguardo religioso su questa virtù, ma solo profano come “espectatio boni”, fino al pensiero di Marcel: “l’uomo vive per l’Oltre”.
Dopo il libro di Block, “Il principio speranza. Il futuro è la più autentica dimensione dell’uomo”, è stata presentata documentazione su Moltmann, la teologia della speranza, e Schillmbeck. Il primo pone il contrasto esperienza-speranza, il secondo dice che la speranza “è Dio che verrà”.
È seguita quindi la lettura di Beguy: la Speranza la piccola delle tre sorelle, con la Fede e la carità. Nella seconda parte sono state portate immagini e frasi con spiegazioni relative al tema: l’ancora e la vela, la donna incinta (di Klimt), il Cristo gravido a San Miniato al Monte a Firenze, il vaso di Pandora, la “spes” Romana, il giovane che guarda il futuro, il Giudizio Universale di Michelangelo, con l’angelo che stende un rosario ad un’anima che si arrampica, diversamente sarebbe dannata.
Sono state prese in considerazione poi frasi di Mazzolari: «speranza è guardare un seme e vedere in esso già una spiga piena di chicchi di grano». Fromm: «la speranza non è la previsione del futuro, ma la visione del presente in stato di gestazione».
«La speranza amplifica gli orizzonti delle attese umane e così facendo dà al presente un ulteriore motivo per agire» Benedetto XVI. E una frase simile: «il presente attira a sé il futuro e se ne arricchisce diventando un elemento lievitante per affrontare i problemi del “Non ancora”».
Nella terza parte sono stati quindi presi in considerazione dei riferimenti biblici sia dell’antica che della nuova Alleanza.
Nell’antica Alleanza si evidenzia una piena fiducia nel Signore, i Profeti e i Salmi testimoniano che il Signore certamente realizzerà le sue promesse fatte nel patto con il suo popolo. Egli già ha compiuto delle opere mirabili che testimoniano queste sue possibilità, in primis la liberazione dalla schiavitù dell’Egitto da una condizione servile. I verbi “aspettare” e “attendere”, “fidarsi”, indicano appieno la certezza che lui realizzerà ciò che ha promesso. Gli anawim non hanno altra speranza che in Jhwh. Si legge e si commetta quindi Ezechiele 37, le ossa aride. Nella nuova Alleanza la speranza è lo stesso Gesù.
Le sue parole sono di incoraggiamento per tutti gli afflitti e gli emarginati, per gli ultimi. La sua Resurrezione è il “già” realizzato a garanzia di realizzazione futura: il “non ancora” è già iniziato.
La lettura per il Nuovo Testamento e relativo commento è dato da Corinzi 15, 1-19. La Resurrezione di Gesù. Se lui non fosse risorto la nostra fede sarebbe vana e noi saremmo ancora nei nostri peccati. Tanto in quanto la Resurrezione di Gesù è la certezza di ciò che si spera, tanto sono relative e precarie le tante speranze umane spesso affidate al caso.