A Santo Stefano sulla «Via Matris»

La prossimità della comunità di Santa Maria Assunta e Visitazione e Santo Stefano a chi lavora è stata alla base della proposta quaresimale di un cammino di preghiera alle 20,30 del venerdì: la via Crucis serale nella parrocchia di Santo Stefano, ha avuto come ultimo appuntamento lo scorso 26 marzo. Nel venerdì prima della Settimana Santa abbiamo pregato insieme con il pio esercizio della Via Matris. Meno nota della Via Crucis, la Via Matris pone al centro della meditazione orante i sette dolori della Vergine Maria per aiutare la fede dei credenti a guardare al Crocifisso con gli occhi dell’Addolorata.

Come ha sottolineato il parroco don Loris Rodella, citando san Bonaventura, nella passione di Cristo c’è “una Croce ma due Crocifissi”: la Madre e il Figlio. È quello che la Chiesa con intuito di fede prega con il canto dello Stabat Mater che da sempre segna il percorso della tradizionale Via Crucis del Colosseo. Meditare i sette dolori della Vergine Madre è stata la porta di accesso al mistero della Croce nel quale il dolore del Figlio è indissolubilmente unito a quello della Madre, come l’amore del Figlio è uno solo con l’amore della Madre.

Caro Christi, caro Mariae proclamava con lucido ragionamento il teologo Tertulliano nel II secolo, e qualche decennio fa il vescovo predicatore Fulton Sheen esplicitava questa verità dicendo che nessuno al mondo può dire al pari di Maria Santissima: questo è il mio corpo, questo è il mio sangue! «Maria non era sacerdote ma poteva veramente pronunciare le parole della consacrazione di quel Corpo e di quel Sangue meglio di quanto potesse pronunciarle ogni altro sacerdote».

I sette dolori della Vergine ci ricordano che non c’è autentico amore senza dolore, o per dirla con parole del nostro tempo, quei sette dolori ci chiedono: cosa sei disposto a perdere?

Speriamo di potere ripetere in tempi migliori questa bella preghiera al cospetto delle edicole mariane del centro storico di Cave, per seguire ancora più da vicino la fede di chi ci ha preceduto lasciando questi segni di devozione.

Fabrizio Micocci