A Subiaco l’ultimo incontro delle consacrate

Il 26 maggio si sono chiusi gli incontri mensili del vescovo con le consacrate delle diocesi di Tivoli e Palestrina. Dopo tanto tempo si è tornati a chiudere qui presso il nostro monastero di San Giovanni Battista, abbiamo avuto così modo anche noi d’incontrare per la prima volta le consacrate della nostra diocesi sorella.

Sua Eccellenza ha aperto l’incontro con i ringraziamenti ed i saluti alle consacrate presenti, dando gli ultimi aggiornamenti sulle emergenze delle varie comunità, sulle difficoltà delle parrocchie che hanno i loro pastori malati, nonché la condivisione del dolore per quelli che ci hanno lasciato di recente.

Il tema della conferenza ha preso le mosse dal cap. 11 della Prima Lettera di San Paolo ai Corinzi, nel quale l’apostolo chiarisce il ruolo della donna nelle assemblee (prima parte: vv.1-16), e cerca di correggere le aberrazioni che si

verificavano durante la Cena del Signore (seconda parte: vv.17-33). Con la lettura del testo è apparso subito chiaro che le idee un po’ confuse nella comunità arrivavano a generare divisioni.

“Niente di nuovo sotto il sole quindi!” ha sottolineato Sua Eccellenza! La tematica in effetti è sembrata subito quanto mai attuale. Nelle comunità di Corinto, infatti, in nome di una fraintesa libertà cristiana e dell’entusiasmo la donna tendeva a dimenticare il proprio ruolo. Partendo dal presupposto che per Paolo l’uomo e la donna hanno senza dubbio pari dignità.

Il fatto che la donna debba essere sottomessa all’uomo non vuole indicare la sua inferiorità quanto piuttosto la diversità di compiti. Bisogna tener presente che era già molto per la mentalità dell’epoca che le donne partecipassero alle adunanze, figurarsi avere la possibilità di parlare!

Paolo accoglie la presenza attiva femminile, ma rispettando un certo canone di decoro e di precedenze (capo coperto). Secondo Paolo il voler mettere in discussione la subordinazione delle donne agli uomini, mina pericolosamente l’autorità di Dio nel concepire la Creazione. Quest’ordine in realtà non è stato mai abolito dall’esperienza cristiana pur riconoscendo la pari dignità dei due sessi. Il velo delle consacrate oggi indica proprio questo rispetto ed al tempo stesso svolge la funzione di riconoscibilità in mezzo ai fratelli del mondo. Abbiamo il compito di ricordare agli altri che c’è qualcosa di superiore. Bisogna stare attenti a non farsi contagiare dalla mentalità odierna che vorrebbe cancellare ogni diversità, se ci mescoliamo troppo al mondo corriamo il rischio di non ritrovarci più!

Passando alla seconda parte della lettera si evince che altri problemi sorgevano nella comunità di Corinto allorché i partecipanti si apprestavano a celebrare la Cena del Signore. Questo momento cruciale della vita dei credenti faceva emergere profonde divisioni. Fin dal momento della sistemazione dei posti a tavola in effetti, i partecipanti economicamente avvantaggiati venivano fatti accomodare in una sala a parte, mentre tutti gli altri in un altro spazio si sistemavano come potevano. Poi, durante il pasto che precedeva immediatamente l’eucaristia, i benestanti condividevano tra loro i cibi più buoni, lasciando indietro i meno abbienti. Questo atteggiamento era in evidente contrasto con il significato di unione e solidarietà proprio dell’eucaristia, che in questo modo veniva falsificata da un atteggiamento non coerente. Paolo allora ricorda che non siamo noi a scegliere di recarci all’eucaristia ma siamo convocati dal Signore stesso, che ci rende in tal modo Corpo eucaristico ed ecclesiale. Ciò vuol dire che se partecipiamo alla Mensa ma non siamo effettivamente in cammino/comunione con la comunità stiamo commettendo un grave peccato.

Oggi è importante recuperare l’identità del cristiano altrimenti finiamo per snaturare l’eucaristia fino a non comprenderla più. Per questo motivo è necessario rivedere le nostre catechesi per rendere il linguaggio di nuovo accessibile a quelle generazioni che non hanno vissuto la Messa come l’abbiamo vissuta noi, e forse diminuire i concetti, le parole e privilegiare l’esperienza diretta dell’Amore di Dio nel quale stiamo.

Paolo infine ci richiama alla nostra responsabilità: ci ricordiamo nel partecipare alla Messa che ci ritroviamo per invocare il ritorno del Signore?
Stiamo correndo il serio rischio di protestantizzare le nostre eucaristie, privilegiando l’aspetto conviviale, cioè orizzontale, a scapito di quello verticale, di quel “maranà tha” verso il quale tutta la comunità deve tendere.

M. Benedetta Galici, osb