Con alcune famiglie simpatizzanti di san Francesco, con le quali, si sta cercando di formare un circolo “Laudato si’”, così come ci hanno suggerito i formatori del corso LS Primavera 2021, ci siamo recati ad Assisi, a conclusione della settimana indetta dal Papa per un’ecologia integrale.
Durante questa settimana, l’OFS di Cave (di cui facciamo parte mio marito ed io) ha aderito con un momento di preghiera, lettura, riflessione, in una zona di Cave, dove abitano diverse famiglie disagiate. È stato preso, in questa occasione, l’impegno di prendersi cura in pieno di queste realtà, sia dal punto di vista economico che pedagogico-sociale. Il gesto simbolo dell’organizzazione è stato quello di donare piantine di zucca, a chi, possedendo un orto, possa averne cura per poi offrirne i frutti alle persone bisognose. Si è scelto la zucca, perché è un ortaggio invernale. In inverno sembra che tutto taccia, tutto è sicuramente più gelido, eppure la zucca “nutre”, come la Parola di Dio nelle varie difficoltà della vita!
Assisi lo scorso fine settimana era semi deserta, silenziosa, le strade non erano affollate, i negozi semivuoti e all’entrata delle basiliche non c’era la fila… tirava un venticello più che leggero, sembrava farsi carne lo spirito della Pentecoste in modo da scuoterci forte! Davanti alla tomba di san Francesco abbiamo pregato per le nostre famiglie di appartenenza, abbiamo chiesto la forza e il coraggio per un nostro impegno come “Famiglia” appunto, ad assumere, come scrive papa Francesco, una prospettiva costruttiva e ottimista. Di trasmettere ai nostri figli l’entusiasmo e la profondità di vita, alla ricerca sempre del suo significato. Abbiamo riflettuto sulla famiglia, come cellula primaria della società e pertanto creare situazioni per sviluppare e formare il rispetto della persona che presuppone il bene comune. Ci siamo interrogati sul punto 160 dell’enciclica, che inizia con una bella domanda: “che tipo di mondo desideriamo trasmettere a coloro che verranno dopo di noi, ai bambini che stanno crescendo?” E poi continua
“…che occorre rendersi conto che quello che c’è in gioco è la dignità di noi stessi …È un dramma per noi stessi, perché ciò chiama in causa il significato del nostro passaggio sulla terra”. Come ingrediente comune, non deve mancare mai lo stupore di fronte alla bellezza del creato, davanti ad un’alba che si leva come al primo pianto di bambini fuori dal grembo materno!
La madre Terra ci chiama con i suoi figli più deboli, i poveri ed i bambini, con le loro condizioni di precarietà, insicurezza e disorientamento e noi come umani, cristiani e soprattutto come francescani o simpatizzanti di questo “piccolo grande uomo santo” non possiamo tirarci indietro a seminare la speranza.
Loredana Orefice