Moltissimi centri, in tutta Italia, festeggiano sant’Antonio Abate, detto semplicemente il Santo con la Barba Bianca o il Santo degli Animali. A differenza di quei comuni che celebrano lo stesso giorno della ricorrenza, il 17 gennaio, Olevano Romano, per tradizione, rimanda alla domenica successiva. Una cosa sicuramente unisce tutte le comunità che si impegnano a portare avanti e divulgare il culto per sant’Antonio Abate, il fatto che continua ad attirare ed avvicinare giovani e meno giovani. Forse per il carisma del Santo, padre del Monachesimo, forse per il solo amore per gli animali che vengono portati al cospetto delle Sue Reliquie per la tradizionale benedizione.
La processione, che inizia dalla chiesa parrocchiale di Santa Margherita, si snoda per i vicoli a valle del centro storico di Olevano fino a giungere nel Santuario dedicato alla Madre Celeste, dove da sempre è presente un altare dedicato al Santo d’Egitto, con una tela del 1600, oggi purtroppo deturpata a causa di un restauro effettuato da mani non esperte, sempre curato dall’omonima Confraternita. Alcuni documenti ci riportano la notizia che in passato anche una Edicola, e una piccola cappella nei pressi del Santuario erano intitolate a sant’ Antonio Abate, a conferma del forte legame tra la comunità di Olevano ed il Santo Protettore degli Animali. La prima oggi è dedicata a sant’Antonio da Padova, la seconda è adibita a civile abitazione.
Una delle usanze, come riportato da Paolo Rocchi nel suo libretto Madonna di Colle di Maggio, chiesa della Santissima Annunziata tra tradizione e realtà era questa: “…il giorno 17 gennaio i possessori degli animali, offrono una candela votiva, legata con nastro rosso. I contadini portano anche piccole pannocchie di granturco che, fatte benedire, vengono date da mangiare agli animali rimasti nelle stalle, il fiocco rosso viene sciolto dopo la benedizione e legato ai finimenti degli animali”.
La Confraternita cerca con tutti i mezzi possibili di portare avanti questa festa, anche accettando compromessi e cambiamenti delle tradizioni tramandate, a volte non più in linea con le esigenze della vita attuale, per coinvolgere i giovani alla partecipazione per avere un cambio generazionale, rinvigorire l’interesse e risvegliare in tutti la voglia di perseguire la strada tracciata dai nostri avi.
Quest’anno, la festa si è svolta regolarmente, con la benedizione degli animali sul piazzale antistante il Santuario dell’Annunziata, dopo due anni di inattività dovuta alla pandemia.
Fabrizio Lanciotti