Domenica 5 febbraio l’Associazione Dies in Castro Olibani ha aggiunto un ulteriore tassello nella conoscenza e nella diffusione delle tradizioni locali legate al culto della santa patrona di Olevano Romano, Margherita di Antiochia.
Presso l’aula consiliare del comune, infatti, si è tenuto un convegno dal titolo “Il culto di santa Margherita di Antiochia nell’immaginario collettivo: la santa protettrice delle partorienti e i suoi amuleti”. A relazionare è stata invitata la dott.ssa Valentina Cruciani, laureata in Storia della Miniatura, che per un caso fortuito ha incrociato la sua strada con un membro dell’associazione, al quale non è sfuggito l’interessante studio da lei realizzato e che non poteva rimanere sconosciuto a quanti ancora oggi invocano la Martire nelle loro preghiere.
Il convegno ha evidenziato come la devozione verso santa Margherita di Antiochia, che ha in Olevano l’unica dedicazione in tutta la diocesi, in realtà valica i confini, non solo diocesani, ma anche nazionali, per ritrovare numerose zone di culto particolarmente in Francia, in Spagna, fino ad alcuni paesi dell’Europa del nord. Una figura di santità, dunque, molto diffusa (nel Lazio è possibile ammirare la cattedrale di Santa Margherita a Montefiascone, in provincia di Viterbo) e la cui “passio” è conosciuta grazie alla biografia attribuita ad un certo Timoteo. Il significato del nome della vergine martire riconduce in sé l’attribuzione di protettrice delle partorienti, come prevede la locuzione latina “nomen omen” (nel nome l’augurio, il presagio).
Margherita infatti, nel significato di “perla”, fu gemma “candida, parva e virtuosa”, e, come alla perla vengono attribuite proprietà ematologiche, così, nei luoghi in cui è venerata, e non da meno ad Olevano, è stata eletta come protettrice delle partorienti.
La stessa iconografia che spesso la riproduce come fuoriuscita dal ventre di un drago, simbolo quest’ultimo, presente in tutte le immagini che riguardano la fanciulla di Antiochia, la identifica con chiarezza in tale ruolo. Il drago rappresenta le tentazioni, contro cui Margherita ha dovuto combattere durante la prigionia e le torture, prima della decapitazione per aver rifiutato il matrimonio con il generale romano Olibrio.
Curiosa la scoperta di cinture illustrate, che venivano poste sopra al ventre delle donne gravide, a protezione di questa loro condizione, sostituite poi, nell’ipotesi avanzata per mancanza di evidenze più certe e recenti, con dei piccoli “libelli” riportanti la sua biografia. Tali libelli, hanno destato molto stupore per la bellezza delle miniature e dei caratteri manoscritti, per le dimensioni (circa 11 cm x 8), che ne facevano un vezzo tascabile, e anche per la discreta quantità prodotta (circa 10 quelli presenti nella sola Italia). Libelli manoscritti ad uso delle fanciulle, che potevano vedere in Margherita un esempio di virtù e santità. Il convegno ha nello stesso tempo acceso e dischiuso il campanilismo della tradizione patronale, per l’abitudine a considerare Margherita la santa di Olevano, con senso di esclusività, e nel rivolgerci a lei per le nostre preghiere, ancor più ora le affidiamo Antiochia, ferita oggi dall’immane catastrofe del terremoto.
Emanuela Vittozzi