Adulti, compagni di strada con gli adulti

È molto importante aiutare gli accompagnatori degli adulti ad appropriarsi del loro “essere adulti” nella vita e nella fede, per poter diventare a loro volta significativi nei percorsi di fede dei genitori.

Questo il tema del corso di formazione che si è svolto nei giorni di sabato 18 e domenica 19 febbraio a Subiaco, nelle stanze del Seminario, accanto alla splendida Basilica di Sant’Andrea Apostolo. Don Gianluca Zelli, direttore dell’UCD di Tivoli, ha affidato gli approfondimenti, preparati dall’équipe UCD di Padova, a don Giorgio Bezze, attento conoscitore dei processi di trasformazione in atto nella società e nella Chiesa.

I partecipanti, dopo la preghiera iniziale e la lettura di alcuni versetti tratti dal Vangelo di Luca (10, 21-24), sono entrati subito in argomento interrogandosi sui fatti che stanno caratterizzando la vita sociale di questo nostro tempo: la fase post-pandemica, la guerra, gli eventi naturali estremi.

Sembra quasi che l’intera umanità sia costantemente sotto attacco: tutto ciò fa emergere la paura, l’impotenza, l’incapacità e la fragilità. Ma anche i momenti più difficili possono creare nuove risorse, nuove possibilità di crescita. Per accompagnare l’adulto nel suo cammino di fede, ha spiegato don Giorgio, è necessario lasciarlo libero di dirigersi da solo: come non si può vivere al posto di un altro, così non si può credere al posto di un altro.

Nei laboratori di gruppo, gli accompagnatori hanno compreso quanto sia fondamentale intercettare i bisogni delle famiglie che si presentano agli incontri di formazione e quanto sia importante stabilire con esse una “relazione di aiuto” che tenga però conto delle loro esperienze di vita. È bene, dunque, che un accompagnatore crei le condizioni affinché l’adulto possa trovare quel senso di Dio che gli è ancora estraneo o che magari esiste ma si è semplicemente assopito. Deve altresì far comprendere al genitore che la sua partecipazione agli incontri non è solo legata al cammino dei figli, ma è per se stessi. L’esperienza di fede non inizia e finisce all’interno delle nostre chiese, ma prosegue in ogni ambito della vita: famiglia, lavoro, amicizie, impegno sociale e politico, ambiente.

Dopo il pranzo, i catechisti/accompagnatori si sono interrogati su loro stessi e su tutti quelli che possono essere considerati come “Gli ostacoli del cuore”, partendo dall’omonimo brano di Elisa. D’altronde anche il catechista è un adulto e adulti non si é ma lo si diventa, secondo il concetto di MATURESCENZA coniato da Duccio Demetrio (filosofo, esperto di età adulta): ogni adulto possiede una maturità dinamica e in continua evoluzione che forma la sua storia. La storia dell’accompagnatore inevitabilmente si incrocia con la storia dei genitori che va a formare e quindi l’educatore di fede deve essere cosciente che gli “ostacoli del cuore” possono influenzare il suo operato: ma se riconosce i suoi limiti, può prendere le contromisure e rendere ancora più rispettoso il suo servizio.

Don Bezze ha fatto notare ai presenti come le persone, spesso, aderiscono alle proposte formative con entusiasmo, ma poi l’interesse diminuisce: questo perché, anche nel campo della fede, l’adulto ha bisogno di percepire l’utilità di quello che sta facendo. Allora sarà più redditizio proporre un cammino di formazione “che serva”, così da aiutarlo a fare progressi significativi nella fede ottimizzando i suoi tempi, sempre molto stretti. Possiamo certamente affermare che l’evangelizzazione non è cosa facile e che spesso si basa sull’incertezza dei risultati. L’accompagnatore, infatti, è come l’agricoltore che coltiva il terreno sapendo che la sua fecondità non viene né dalla sua zappa e né dal suo sudore, ma dal seme e dall’acqua che scende dal cielo: e sa anche quanto sia importante dissodare il terreno dai sassi e dalle spine. La Messa nella basilica di Sant’Andrea Apostolo, ha chiuso i lavori.

Équipe UCD