Aperto ad Assisi l’ottavo centenario del Cantico di frate Sole, composto da san Francesco nel convento di San Damiano

Lo scorso 11 gennaio ha avuto luogo in Assisi l’apertura ufficiale dell’ottavo centenario del Cantico di frate Sole (https://www.youtube.com/live/JCeSm9C1L0Q?si=dOcWwZ8wk6gDzsqw) composto da san Francesco nel 1225 nel convento di San Damiano in Assisi (il 2025 è, pertanto, anche anno giubilare francescano). «Lauda francescana in volgare italico diventata uno dei testi più amati della letteratura cristiana», recitano le Fonti, e italiana, che egli fece scrivere a lode e gloria di Dio. «Voglio […] comporre una nuova lauda del Signore riguardo alle sue creature. Ogni giorno usiamo delle creature e senza di loro non possiamo vivere […]. Le Laudi del Signore da lui composte e che cominciano: “Altissimo, onnipotente, bon Signore”, le intitolò: Cantico di frate Sole, che è la più bella delle creature e più si può assomigliare a Dio» (CAss 83).

Tommaso da Celano, il suo primo biografo, narra: «Sarebbe troppo lungo, o addirittura impossibile, narrare tutto quello che il glorioso padre Francesco compì e insegnò mentre era in vita. Come descrivere il suo ineffabile amore per le creature di Dio e con quanta dolcezza contemplava in esse la sapienza, la potenza e la bontà del Creatore? Proprio per questo motivo, quando mirava il sole, la luna, le stelle del firmamento, il suo animo si inondava di gaudio. O pietà semplice e semplicità pia!» (1Cel 80).

In occasione di questo “giubileo francescano” fra Simone Ceccobao, ofm, ha spiegato: «Francesco sceglie questo luogo [San Damiano] in particolare e in un momento particolare della sua vita. È provato, dolorante, ha le stigmate nel suo corpo e i suoi occhi sono ciechi. Viene qui, in questo luogo che gli ricorda le origini della sua vocazione, del suo percorso, è il luogo dove il Crocifisso gli aveva parlato, il luogo dove gli occhi di quel Crocifisso lo avevano sedotto. Francesco trova la forza per spostare lo sguardo dalla sua alla bellezza di Dio: “Altissimo, onnipotente e bon Signore”. Ed ecco, allora, il sole, la luna, le stelle, le creature che stanno in alto che, nel loro alternarsi, rendono possibile la vita. E, poi, l’acqua, il vento, il fuoco, la terra, che rendono bella la vita quaggiù»(https://youtu.be/Wim6xfU6II4si=5zjqcU4nO6suK7P8).

Francesco, grazie a quella genialità che gli veniva dallo Spirito, verso la conclusione del suo Cantico e nell’approssimarsi del compimento della sua vicenda terrena, riesce a definire “sorella” anche la morte, porta imprescindibile per giungere all’abbraccio dell’Amato.

E la conclusione di questo Cantico non può che essere la sintesi di tutta la sua vita diventata un continuo Cantico di lode a Dio: «Laudate e benedicite mi’ Signore e rengraziate e serviateli cum grande humilitate».

Mirella Susini