Sul nudo sasso che affaccia sulla valle del bagnatore, sorgeva uno degli undici monasteri fondati da san Benedetto nella valle dell’Aniene. Nel 1280 il feudo fu venduto dai monaci e, dopo un susseguirsi di proprietari, il 30 ottobre 1574, fu acquistato dal romano Fabrizio Massimo su consiglio di san Filippo Neri. Partirono così una serie di iniziative urbane volte a promuovere lo sviluppo del paese. Di queste fa parte la costruzione della attuale chiesa parrocchiale dedicata al Santissimo Salvatore, su disegno di Giacomo Della Porta. La maestosa facciata apre all’unica navata su cui affacciano sei cappelle laterali, e termina nella zona del presbiterio sormontata dalla cupola e impreziosita dalla tela dell’altare maggiore raffigurante la Trasfigurazione di Gesù, opera del Domenichino. Degno di nota è un altare laterale dedicato a san Filippo Neri ove è raffigurato il miracolo del santo a Paolo Massimo, opera di Marco Benefial. Tutta speciale, poi, è la devozione degli arsolani a Nostra Signora di Guadalupe, cui è dedicata la seconda cappella a destra. La sacra immagine giunse ad Arsoli nel 1790 per mano del gesuita messicano don Giovanni Bermeo e da subito portò straordinari frutti di conversione e devozione, che diedero il secondo posto al patrono san Bartolomeo apostolo, cui è dedicata la chiesa dell’ex convento francescano. La comunità di Arsoli, con i suoi 1500 abitanti, è legata alla tradizione religiosa delle confraternite e delle processioni, particolarmente alla tradizionale Inchinata, e alla Madonna di Guadalupe. Degna di nota è anche la devozione verso il santuario della Santissima Trinità in Vallepietra,verso il quale si compie annualmente il consueto pellegrinaggio. Nonostante l’incremento demografico non sia diverso dagli altri paesi limitrofi, Arsoli conta una vasta realtà giovanile, parte della quale è impegnata nel cammino dell’UNITALSI come nell’oratorio parrocchiale a supporto della catechesi ai più piccoli e alle famiglie.
Dario Giustini