L’auspicio è la creazione di una rete regionale di servizi per la cura della dipendenza e l’intervento dei sindaci locali per contrastare il fenomeno
Le Caritas del Lazio chiedono aiuto alle amministrazioni per contrastare un fenomeno sempre radicato e preoccupante.
Nel 2021 sono stati giocati nel Lazio 11 miliardi e 568 milioni di Euro, ben 2.019 pro-capite con profitti per le compagnie dell’azzardo pari a 839 milioni e 294 mila Euro, molto più di qualsiasi altro settore produttivo.
Il Consiglio Regionale del Lazio, nel luglio 2022, va a stravolgere, approvando un subemendamento alla legge “Disposizioni per la prevenzione e il trattamento del gioco d’azzardo patologico” tutto il lavoro svolto in precedenza, atto a puntare i riflettori sulla pericolosità del gioco d’azzardo e tutte le sue implicazioni. La distanza delle sale gioco dalle aree sensibili, quali istituti scolastici, centri anziani, strutture residenziali o semiresidenziali sanitarie o socio assistenziali, luoghi di culto, passa da 500 a 250 metri solo per gli esercizi di nuova apertura; nessun limite di distanza, quindi, e nessun limite sulla vendita di alcolici.
Molte misure approvate in precedenza quali la riduzione della frequenza delle singole giocate a non meno di una ogni 30’, la separazione netta tra lo spazio dedicato agli apparecchi da gioco e gli altri ambienti, una pausa obbligatoria di 5’ ogni 30’ di gioco consecutivi; l’interdizione dal gioco ai soggetti in stato di manifesta ubriachezza; la riduzione delle fasce orarie, avevano permesso una maggiore e più attenta vigilanza sul fenomeno che temiamo, ora, vada a perdere efficacia non potendo più regolamentare il nascere di nuovi punti di gioco sul territorio. Nelle cinque province del Lazio, prima della pandemia, risultavano attive slot machine in ben 5700 pubblici esercizi quali bar, tabaccherie, lavanderie, cartolerie; 378 sale con VLT (slot machine più aggressive), quasi tutte (87%) con ampi spazi per fumatori dove consumare tabacco ininterrottamente, gli orari di punta vanno dalle 23 all’una del giorno dopo, non più soggetti a riduzioni.
Da anni gli esperti chiedono che almeno sia evitata la somministrazione di alcolici e non sia consentito di fumare: alcol, tabacco e alta frequenza delle giocate producono scientemente la patologia dell’azzardo. Oltre a chiedere di creare una rete regionale di servizi sanitari per la cura della dipendenza da gioco d’azzardo non ci resta che sperare che i Sindaci dei comuni delle nostre rispettive diocesi, per quanto concerne le loro competenze, limitino gli orari di apertura degli esercizi in questione.
Elisa De Prosperis
Caritas di Palestrina