Cammino sinodale, «un atto d’amore alla Chiesa»

Con la Messa votiva allo Spirito Santo del 17 ottobre al santuario mariano di San Vittorino Romano, il vescovo Mauro Parmeggiani ha aperto solennemente e ufficialmente il cammino sinodale della Chiesa italiana al livello delle diocesi di Tivoli e di Palestrina. Con una piccola rappresentanza del popolo di Dio da tutte le parrocchie e realtà diocesane, la Messa è stata concelebrata dai parroci delle diocesi. Nella sua omelia per l’occasione il Presule ha spiegato le tappe che sanciscono questo percorso di due anni. Parlando del significato di questo tempo, il Vescovo ha esordito: «Iniziamo il Cammino sinodale. Un cammino che si propone di aiutare tutta la Chiesa ed anche la nostra Chiesa di Tivoli e di Palestrina a diventare sempre più ciò che è chiamata ad essere dal suo stesso fondatore: il Signore Gesù. Una comunità di amici che insieme, camminando sulla stessa strada percorsa dal Signore e che desidera continuare a percorrere con Lui e con tutta l’umanità verso la quale non è indifferente, si pone a servizio di tutti con lo stile della comunione, della partecipazione e così in permanente stato di missione!». Evocando Gaudium et spes, sempre per spiegare il senso di questo passo storico che sta facendo la Chiesa su proposta del Pontefice, il Vescovo ha insistito sul fatto che tutte le problematiche dell’umanità di oggi devono trovare eco nel cuore dei discepoli, nel cuore della Chiesa. Egli vede in questo cammino sinodale un grande “atto di amore” verso la Chiesa, “atto di amore” verso tutti, anche verso coloro che non si sentono più appartenenti alla Chiesa o che non si sono mai sentiti appartenenti al popolo di Dio.

Questo cammino è anche una esigenza generata dalla missione, che ha bisogno di tante energie diverse, tenute insieme dallo Spirito, dalla disciplina dell’ascolto e del dialogo, da prassi generative di unità e di comunione, nel rispetto delle differenze e nella valorizzazione dei doni di ciascuno, secondo le parole di monsignor Parmeggiani. L’auspicio del Vescovo è quello di passare così da una Chiesa ancora un po’ troppo “clericocentrica”, concentrata sulle sue esigenze interne ed immediate, ad una Chiesa dove tutti si sentano partecipi, che assuma uno stile estroverso per non escludere nessuno dal suo cammino verso l’Eterno.

La prima fase del cammino è ovviamente l’ascolto, un ascolto che dovrà svolgersi in un clima di preghiera, attraverso l’ascolto della gente, dei vicini come dei cosiddetti “lontani”, l’ascolto tra noi: Vescovo, preti, fedeli laici e consacrati, dei nostri Consigli pastorali, presbiterali, delle nostre assemblee parrocchiali e diocesane, delle aggregazioni laicali, dei nostri catechisti, degli operatori pastorali impegnati nei vari ambiti e poi, andandosi sempre più estendendosi, giungendo ai più lontani, «penso ad esempio al mondo della scuola, dei giovani, delle famiglie, dei poveri, degli immigrati, dei carcerati, degli ammalati e di quanti li curano nelle case o negli ospedali, degli uomini e donne delle istituzioni, delle tante associazioni presenti nei territori delle nostre parrocchie, di quanti lavorano e di quanti il lavoro non lo hanno o hanno smesso di cercarlo», ha detto il Vescovo.

Citando Karl Rahner, monsignor Parmeggiani ha evidenziato il fatto che se desideriamo che ci siano ancora credenti, occorre metterci tutti in ascolto di Dio e favorire per tutti l’atteggiamento profondo dell’ascolto di Lui. Si tratta di confrontarsi, di ascoltare il mondo, di ascoltare innanzitutto la Parola di Dio, la voce dello Spirito Santo.

«Dopo la fase del dialogo, verrà la fase sapienziale dove mobilitando i luoghi di pensiero, recependo quanto emergerà dal Sinodo dei Vescovi, si penserà a cosa proporre in un documento sul quale saremo nuovamente consultati a livello locale per convergere in un momento assembleare nazionale per fare poi, dopo l’approvazione del Papa, Primate d’Italia, proposte profetiche e coraggiose a servizio della comunione, della partecipazione e della missione della Chiesa», ha spiegato il Vescovo.

Roberto Sisi