Nell’ambito dell’annuale festa della Madonna del Campo, lo scorso 27 aprile, durante la celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo monsignor Mauro Parmeggiani, in piazza Nassiriya, la città si è consacrata totalmente alla Madonna, celeste Portinaia
Si racconta che in tempo di guerra due devoti religiosi sedevano in coro a recitare l’Ufficio Divino Il rombo dei motori dei bombardieri e le sirene che chiamavano al coprifuoco fecero trasalire i due che si guardarono per un momento tesi e pensosi finché uno di loro chiuse il libro delle preghiere e mentre impugnava il santo Rosario disse all’altro: “Mettiamoci a pregare che è meglio!”. Con la semplicità del bambino che nelle difficoltà corre dalla mamma. In questi giorni non c’è nell’aria il rumore dei bombardieri,
ma altre sirene spesso rompono i lieti rumori della primavera e il“coprifuoco” è rientrato di prepotenza nel linguaggio quotidiano. Negli ultimi mesi si sono spenti gli annunci assoluti che andrà tutto bene, e la incrollabile fiducia nella scienza subisce i colpi del limite umano che si riafferma giorno dopo giorno.
In questo contesto la tradizionale devozione alla Vergine Maria, Fiore del Campo è stata vissuta nei giorni scorsi con intensità nuova. La novena molto sentita e partecipata è diventata quest’anno la preparazione di una Comunità ad un gesto semplice e profondo: la consegna delle chiavi della città di Cave a Maria Ss., Fiore del Campo, il 27 aprile scorso. Perché consegnare queste simboliche chiavi della città alla Vergine Maria? Avere le chiavi è segno di piena libertà di entrare e uscire, di aprire e chiudere, di legare o sciogliere. Non si danno le chiavi se non alla persona di cui si ha piena fiducia. È in questo senso che la Sacra Scrittura ci parla della chiavi consegnate a Eliakim (Is 22,22) o delle chiavi consegnate dal Signore Gesù a Pietro (Mt 16,19). Il Sindaco di Cave Angelo Lupi ha voluto compiere questo gesto di totale consacrazione della città a Maria Santissima, affidando la consegna delle chiavi alle mani del Vescovo diocesano monsignor Mauro Parmeggiani.
È un gesto di grande valore spirituale che significa consegnare alla Madre di Dio e nostra la possibilità di regnare sui nostri cuori e di proteggere la città di Cave come Lei vedrà meglio. «È un gesto di amore!»: come ha detto in un impeto di purezza una bimba che si prepara alla prima confessione. È la certezza di avere una celeste Portinaia che aprirà la porta al bussare del suo Figlio crocifisso e risorto che in questo tempo di Pasqua ripete a ognuno di noi: «Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me» (cf. Ap 3,20).
Fabrizio Micocci