C’è una povertà che rende ricchi; la VI giornata dei poveri

È difficile accettare, oggi come fu nel passato, questo paradosso: come può la povertà aumentare la nostra ricchezza? È Gesù ad indicarci la via, mostrandoci che c’è una povertà che umilia e uccide e c’è un’altra povertà che libera: la Sua. Il Santo Padre Francesco il 13 giugno, memoria di sant’Antonio di Padova, ha consegnato il suo Messaggio per la VI Giornata Mondiale dei Poveri (si terrà il 13 novembre c.a.), poi reso noto nella Sala Stampa della Santa Sede il 14 giugno, da S.E. Mons. Rino Fisichella. Il testo di riferimento per questa giornata è tratto dalla Seconda Lettera ai Corinzi: “Gesù Cristo si è fatto povero per voi”. L’Apostolo Paolo invita a tenere lo sguardo fisso su Gesù per far sì che non si spenga mai l’entusiasmo e lo slancio nel prodigarsi verso i più poveri, secondo i propri mezzi: “… Egli si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà” (8-9).

La pandemia prima e l’insensatezza della guerra poi, hanno generato altra povertà e dinanzi ai poveri non si fa retorica, ma ci si rimbocca le maniche e si mette in pratica la fede attraverso il coinvoligimento diretto di ciascuno, senza delegare altri. Il problema non è il denaro in sé, presente nella vita quotidiana, ma il valore che il denaro possiede per noi: non può diventare un assoluto, non può diventare lo scopo principale della nostra esistenza. Un tale attaccamento al dio Denaro, offusca lo sguardo impedendoci di vedere le esigenze dell’altro. Anche nella sintesi sull’esperienza sinodale intrapresa nella nostra Diocesi è emerso un debito di ascolto verso “gli ultimi” e una incapacità di accogliere e comprendere le fragilità di coloro che sono “fuori” le mura delle nostre chiese. Nella sintesi, consegnata al santo popolo fedele di Dio nella veglia di Pentecoste del 4 giugno, si fa notare altresì come la carità non debba ridursi ad una erogazione materiale di beni e servizi: si serve il povero e si accoglie la persona.

Questo concetto si ricongiunge fortemente all’analisi del Santo Padre, quando afferma nel suo messaggio che non si tratta di avere verso i poveri un comportamento assistenzialistico, ma è necessario invece impegnarsi perché nessuno manchi del necessario. Non mi salva l’attivismo, ma l’attenzione sincera e generosa che permette di avvicinarsi a un povero come a un fratello che tende la mano, affinché io mi riscuota dal torpore in cui sono precipitato. Nessuno può sentirsi esonerato dalla preoccupazione per i poveri e per la giustizia sociale. San Giovanni Crisostomo, padre e dottore della Chiesa, denunciando il comportamento dei cristiani verso i poveri, così scriveva: “Se non puoi credere che la povertà ti faccia diventare ricco, pensa al Signore tuo e smetti di dubitare di questo. Se Egli non fosse stato povero, tu non saresti ricco e questo è straordinario: che dalla povertà derivò abbondante ricchezza”. E, dunque, che la povertà di Gesù Cristo possa sempre essere la nostra fedele compagna di vita.

Ivana Imperatori