«Il Signore Gesù è risorto! È la grande novità che celebriamo». Con queste parole monsignor Parmeggiani ha iniziato la sua riflessione di domenica di Pasqua nel duomo di Sant’Agapito a Palestrina. «Ma mentre tutte le altre novità – ha detto il Vescovo – si sono disseccate come le foglie in autunno, questa emoziona ancora i nostri cuori. È una novità sempre fresca e giovane, molto di più di tante notizie che ci arrivano ogni giorno sui tanti media che entrano nella nostra vita, molto più giovane delle tante notizie che potremmo trovare fresche anche sul giornale di stamattina». Questo benché siano passati venti secoli da quel momento, da quando le donne si sono recate al sepolcro e lo hanno trovato vuoto.
Proseguendo la sua omelia monsignor Parmeggiani ha sottolineato che ci possiamo salvare «perché Dio ha mandato nel mondo il Figlio suo, nato da donna, nato sotto la legge, nato come noi, il quale ci ha liberato e ci ha dato la possibilità di diventare figli di Dio».
La Pasqua è questa “avventura” terrestre del Figlio di Dio, ha proseguito «che discende dal Cielo, in questo mondo ingiusto, violento, senza senso, e con la sua morte e la sua risurrezione tornò in cielo, portandosi con sé quelli che credono in Lui. Allora si capisce – ha continuato il Vescovo – come si deve fare per salvarci dalla distruzione che toccherà al mondo».
Distruzione, che per ciascuno di noi, coinciderà con il momento della propria morte: «ci si deve aggrappare a Cristo che passa da questo mondo al Padre. Questa è la Pasqua, che significa “passaggio” e così comprendiamo perché oggi cantiamo l’Alleluia, il Gloria, la liturgia è piena di segni di festa – il cero pasquale, i fiori, l’acqua battesimale … Comprendiamo perché Pasqua è festa di gioia, la più importante festa cristiana: quella che esprimiamo oggi è la gioia di chi stava per annegare e si vede gettare una corda alla quale finalmente attaccarsi».
Il Vescovo ha dunque spiegato cosa significa “aggrapparsi a Cristo”, significa puntare lo sguardo alle cose di lassù, «a Lui che risorto e asceso al Cielo ha aperto per noi la via della salvezza eterna come San Paolo ci ha esortato a fare nella seconda lettura tratta dalla lettera di Colossesi. E guardando alle cose di lassù saper guardare a noi con le nostre fragilità e guardarci nella verità affinché la forza misteriosa della Pasqua possa raggiungerci e salvarci. Sì, Gesù ci chiede di pentirci, ossia di chiamare i nostri vizi per nome, con franchezza sapendo di aprire il nostro cuore a Colui che ci ama e perdona». Mons. Parmeggiani ha quindi esortato a chiamare con i propri nomi e con franchezza i nostri peccati. Ha quindi spiegato che la risurrezione di Gesù vuole arrivare all’intimo, alla verità della nostra anima per farci passare dalla morte alla vita. E che «non basta nemmeno pentirsi se vogliamo aggrapparci a Gesù che risorge e sale al Cielo. Se vogliamo aggrapparci a Gesù dobbiamo unirci a Lui nel sacramento dell’Eucaristia».
In questo modo, ha concluso il Vescovo Mauro, «l’annuncio della Pasqua, della vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte sarà anche l’annuncio della nostra vittoria e così potremo farci annunciatori della grande notizia che risuona in tutte le Chiese del mondo: “Il Signore Gesù è risorto, e io sono risorto con Lui!”».
Redazione