Cerreto ha celebrato sant’Agata

Per i festeggiamenti in onore di sant’Agata a Cerreto la tradizione si è fusa con la storia.

Ha presieduto la celebrazione don Angelo Maria Consoli, parroco di Bellegra e originario di Catania, la città indissolubilmente legata al culto della Santa, che Le dette i natali e ne vide il martirio.

Agata visse nel III secolo dc, e, pur di non cedere alle lusinghe del proconsole Quinziano, subì la mutilazione dei seni e lo strazio sui carboni ardenti per porre fine alla sua giovane vita.

Ma un potente terremoto scosse la città e i catanesi insorsero interpretando l’evento come messaggio divino. Fu riportata ancora in vita nella sua cella dove morì qualche giorno dopo a causa delle atroci pene inflittele, conservando intatta l’integrità virginale con cui si consacrò a Cristo .

A Cerreto il culto affonda le radici nel 1592, quando il nostro paese fu oggetto delle scorribande del famigerato brigante Marco Sciarra. I compaesani asserragliati nel castello, riuscirono a domare un catastrofico incendio con l ‘ostensione della reliquia della Santa, venerata per l’Intercessione contro il fuoco e i terremoti. I due eventi che caratterizzarono il suo martirio.

La processione in questa occasione, passa per le vie che furono teatro dell’evento: “via s. Agata “ e l’adiacente “vicolo case cotte”, sono impressi così nella toponomastica l’imperituro ricordo e la devozione ormai consolidata nella cultura religiosa di Cerreto da quell’evento miracoloso.

Don Angelo ha fatto dono alle consorelle della confraternita di sant’Agata del caratteristico fazzoletto bianco, che i devoti catanesi agitano al passaggio della effigie della martire per le vie della città al grido: «semu tutti devoti tutti! Cittadini. Cittadini. Evviva sant’Agata !».

Ieri appunto, per la prima volta, questo rito è stato importato direttamente dal celebrante catanese e ha risuonato all’interno della nostra chiesa, suggellando, con rinnovato vigore, la venerazione di entrambe le popolazioni alla “santuzza” prodigiosa.

Gino Proietti