«Come a Betania»: ecco il secondo passo di catechisti e accompagnatori dei genitori

I catechisti e accompagnatori della Diocesi, partendo dall’icona evangelica di Marta e Maria a Betania, hanno compiuto un altro passo nel percorso, proposto dal Consultorio “Familiaris Consortio” e dall’Ufficio Catechistico, per crescere nell’ascolto e nell’arte di intessere relazioni mature. A guidare l’incontro di mercoledì 15 marzo, ancora il professore Gigi Avanti, che ha condotto i presenti ad analizzare la diversa modalità con la quale si possono instaurare le relazioni umane che possono essere: di estraneità e la persona vive ed esperimenta la relazione con il “tu” in modo superficiale, generico, vago, dallo scarso contenuto emozionale; giudicanti e la persona la persona vive ed esperimenta la relaziona con il “tu” in termini di giudizio; valutative, la persona vive ed esperimenta la relazione con il “tu” in termini accoglienti del valore costitutivo del medesimo “tu”, sia esso persona, cosa o situazione. Si comprende come approcciare alla relazione comporti necessariamente un’opera di purificazione da ogni forma di pregiudizio, da ogni struttura mentale che può diventare filtro condizionante la visione dell’altro.

In questo aspetto della cura attenta della modalità entra anche la considerazione degli altri elementi che nutrono la relazione e che ne determinano la qualità. Al di là del contenuto è importante curare lo stile con il quale ci si relaziona: la voce, la gestualità del corpo considerato nel suo insieme e nei suoi particolari come la postura, la mimica del volto, lo sguardo, il sorriso, le movenze, gli scatti. C’è un modo di dire non verbalizzato, ma ugualmente chiaro ed incisivo, che può dare conferma o addirittura smentire la parola.

Stiamo comprendendo come quella della relazione sia davvero un’arte raffinata che richiede calma, attenzione, pazienza, cura tra chi trasmette e chi riceve, due mondi diversi che possono diventare estranei e lontani, oppure comporsi in una sublime armonia fatta di reciproca accoglienza, di comprensione profonda, di condivisione autentica, per una continua crescita “dentro” e “grazie” alla qualità delle relazioni.

«È un’esperienza fondamentale quella che stiamo vivendo, perché ci aiuta a maturare uno stile che ci renda capaci di incarnare l’annuncio di fede nel tessuto della vita dei ragazzi e degli adulti», questo il commento di una partecipante al corso, che ci conferma del bisogno di tradurre la fede in uno stile sempre più pienamente e veramente umano.

Équipe Ucd