“Non siete voi a parlare ma è lo Spirito che parla in voi…”.
Questa frase del Signore Gesù, che profetizza ai discepoli le persecuzioni che verranno a causa del suo nome, è la chiave di lettura per capire il dramma del perdere la vita a motivo della fede e la splendida vittoria che da questo perdere si ottiene.
Anche per sant’Agapito è stato così e, forse, per lui in modo ancora più incisivo, perché non aveva né la maturità di un adulto, né la forza di un maturo, né la prontezza di un esperto.
Nelle sue fragilissime spalle di adolescente portava la croce che il Signore gli affidava e nel suo coraggio conclamato davanti a una città ricca e potente come Preneste si vedeva quasi plasticamente che lo Spirito agiva in lui.
Lo Spirito Santo che è la forza dell’amore di Dio, che è il motore del nostro agire secondo il Vangelo… pur nelle nostre debolezze e fragilità.
Un ragazzo come Agapito non avrebbe potuto reggere una passione così dolorosa e così paurosa se non avesse avuto un dono di forza dall’alto.
Egli davvero è, davanti a tutta la nostra chiesa prenestina, nata dal suo martirio, la prova vivente della verità delle parole confortanti del Signore ai suoi discepoli che lo seguono sul cammino della croce.
Affidandoci alla sua intercessione, noi ci poniamo un modello per tutte le volte in cui anche a noi è richiesta fedeltà e perseveranza nel bene, nella fede, nella pratica, nel servizio, nella benevolenza. A volte ci capita di vivere dei martirii in queste realtà – quando magari non veniamo compresi, o accettati, o sempre veniamo rimproverati o sempre fraintesi – allora possiamo guardare ad Agapito e imparare da lui che, nella debolezza, nella fragilità è sempre possibile, per grazia di Dio, la forza e il coraggio.
Don Ludovico Borzi, Canonico,
parroco della Basilica Cattedrale di Sant’Agapito Martire, Palestrina