Siamo alla prima domenica di Quaresima ed abbiamo iniziato, lo scorso mercoledì, con il segno penitenziale dell’imposizione delle ceneri, il cammino che ci conduce a celebrare il grande mistero della Pasqua.
La Quaresima è, lo sappiamo, tempo di penitenza e di piccole rinunce, ma quest’anno, se ci guardiamo indietro negli ultimi 12 mesi, ci sembra che è quasi un anno che siamo in quaresima, tante sono state le consuetudini che abbiamo dovuto modificare nella nostra vita, tanti sono stati i sacrifici che abbiamo dovuto compiere e dobbiamo continuare a compiere, privandoci di tante cose che riempivano la nostra esistenza e che ci scaldavano il cuore. Un po’ come la pandemia ci ha costretto a fare, per tutelare il grande dono della vita e della salute, la Quaresima ci invita a lasciare da parte il superfluo per andare all’essenziale, cercando di crescere nella nostra vita spirituale e di curare la nostra anima, affetta dal virus del peccato.
«In quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana»: gli stessi quaranta giorni sono dati a noi per scrutare il nostro cuore ed aprirlo alla grazia del perdono ed alla gioia della Pasqua. Padre Rupnik, gesuita, nota che Gesù è spinto nel deserto dallo Spirito, dunque il deserto è nel progetto di Dio; non è un male che viene necessariamente e bisogna sopportare, ma è dentro la visione di Dio: pertanto è un buon segno se siamo tentati, come dicevano tanti padri, vuol dire che siamo spiritualmente vivi e ci rassicura, in qualche modo, che siamo sulla strada giusta, sulla via del Signore e che gli stiamo vicini.
«Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo»: questo è stato l’invito con il quale abbiamo iniziato questo tempo spiritualmente fecondo, questo è l’invito che il Vangelo di questa domenica ci propone affinché, scalzando la tentazione di accomodarci, possiamo avere la fortezza e la fede necessarie per accogliere Cristo nella nostra vita. Per accoglierlo di nuovo, per non sentirci mai arrivati, ma per avere la consapevolezza di essere sempre in cammino. Un cammino che ci garantisce la salvezza.
Nella prima lettura abbiamo ascoltato, nella Genesi, che Dio dice a Noè ed ai suoi figli: «ecco io stabilisco la mia alleanza con voi e con i vostri discendenti dopo di voi». La promessa del Signore è per sempre e, anche quando ci sembra che non ci sia via d’uscita, Lui ci assicura che la Sua promessa è eterna. Lui che è fedeltà non può non essere fedele. Noi, a volte, presi dalle tenebre della vita, rischiamo di essere infedeli, ma la promessa di Dio è certa sempre. Nel deserto anche Gesù è tentato, la tentazione è lo stato dell’uomo spirituale, ma Cristo ha vinto la tentazione, anche noi dobbiamo provare a vincerla. È vero, lui è Dio, noi no. Noi cadiamo. Ma ogni volta che cadiamo, pentiti, possiamo tornare a Dio, che è lì pronto a tenderci la mano e darci la possibilità di un nuovo inizio. San Pietro, nella seconda lettura, dice che «Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio»: ecco, Lui ha preso le nostre colpe su di Sé, ci ha redento, ha dato compiutezza alla promessa antica, ci attende ogni volta che torniamo a Lui con cuore sincero.
Sì, tutti i sentieri del Signore sono amore e fedeltà, come abbiamo avuto modo di ripetere nel responsorio del Salmo dobbiamo ripetere ogni giorno: amore e fedeltà sono le linee guida di questa Quaresima che ci apre le porte della salvezza. Buon cammino a tutti!
Don Paolo Mancini,
vicario parrocchiale a San Giuseppe in San Cesareo