Commento al Vangelo per la II Domenica del Tempo Ordinario /C

Carissimi amici, la prima prospettiva per leggere il brano del Vangelo di questa domenica è la sua collocazione liturgica, la seconda domenica del tempo ordinario. Alla solennità dell’Epifania è seguita la domenica del Battesimo di Gesù ed ora la domenica delle nozze di Cana. Siamo nel regime in queste tre domeniche nel mondo dei segni, dei prodigi. In questo episodio in particolare Gesù è lì con i suoi discepoli e c’è anche sua madre.
Il segno indicatoci dal Vangelo è una situazione conviviale, un pranzo di nozze, la gioia di partecipare ad un banchetto dove c’è uno sposo, una sposa, la gioia, la festa e ci sono anche questi simboli: il vino e l’acqua.

ncora altri segni molto belli: l’amore umano, quello che lega Maria a suo figlio e quello che unisce la sposa allo sposo, protagonisti di questa festa. Ad un certo punto comincia a mancare però il vino a completamento di questa festa e, nella mentalità biblica, ricordiamolo, il vino non è qualcosa di accessorio, ma è una immagine per esprimere gioia. Anche i profeti usano la gioia, l’ebrezza che dà il vino per dire la bellezza della gioia di qualcosa che si festeggia. È Maria, l’occhio di una madre, che si accorge però che comincia a mancare il vino, non è neanche Gesù ad accorgersi di questo, e questo potrebbe essere già un input, una bellissima riflessione. Dobbiamo imparare ad amare come Maria e amare come Maria significa renderci conto dei bisogni degli altri ancor prima che finiscano in tragedia. Quando vogliamo bene a qualcuno, dobbiamo volergli bene anticipando situazioni irreversibili o conseguenze o finali anche di tragedia. È valido anche per noi: quando le nostre famiglie non funzionano, quando il lavoro non funziona, quando i rapporti con gli altri, anche con noi stessi, non funzionano, quando la nostra vita di fede non funziona è perché manca qualcosa, manca un vino, questo vino.

Vediamolo, spesso capita nella nostra vita che vengono mancare le motivazioni alle scelte grandi che abbiamo fatto, subentra una certa stanchezza, ci sentiamo un po’ frustrati e le motivazioni ci sembrano svuotarsi a volte. Addirittura non le avvertiamo, non sentiamo più la bellezza di una volta. Carissimi che bisogna fare? Maria ci aiuta e dice: “questo fate quello che vi dirà”, cioè ascoltate quello che Gesù vi dice e mettetelo in pratica. E qui ci siamo noi cristiani, se non vogliamo perdere il senso della nostra esistenza, se non vogliamo perdere la bussola, se non vogliamo perdere gli ideali, le motivazioni che ci hanno spinto una volta, dobbiamo ascoltare Gesù, che ci spiega oggi cosa fare, non una volta sola, ma continuamente.

Un cristiano che non ascolta e non fa quello che dice Gesù, comportandosi come hanno fatto i servi, che hanno obbedito subito, è destinato a finire il vino, cioè a rovinare la sua esistenza. Questo brano ci insegna, e ricorda a ciascuno di noi, ad agire in umiltà, mettendoci all’ascolto del Signore Gesù e proprio perché ci rimettiamo continuamente ad ascoltare le sue parole e i suoi insegnamenti possiamo salvarci da una vita di solitudine e di illusione che poggia solo sulle nostre forze. Se ascolteremo lui, Gesù, e metteremo in pratica ogni sua parola, su invito della Madonna, allora incomincerà per ciascuno di noi non un segno, ma un miracolo di Cana.
E allora ci sarà gioia per fare festa della nostra vita.

Don Enea Accorsi,
presso San Filippo Neri, Collefiorito di Guidonia