Commento al Vangelo per la II Domenica di Pasqua /C

Il brano del Vangelo di questa domenica è molto conosciuto, guardiamo innanzitutto al contesto in cui la Chiesa ce lo propone. Questa domenica viene chiamata Domenica della Divina Misericordia, anche domenica dell’Ottava: noi per otto giorni abbiamo celebrato la festa della Pasqua, per otto giorni abbiamo vissuto questo grande evento, che poi è il centro della nostra fede. E così questo ci dà il contesto in cui ascoltiamo il brano.

Nel testo ci sono due apparizioni di Gesù risorto: la prima “la sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato”, stiamo quindi nel giorno della risurrezione, noi lo chiameremo domenica, giorno del Signore, proprio per questo, e poi riapparirà otto giorni dopo, sempre di domenica. E quindi questo è già una indicazione per noi cristiani che la domenica è del Signore, è il giorno della risurrezione!

Un altro elemento che vogliamo prendere per una piccola riflessione per aiutarci nel nostro cammino di fede è che nella prima apparizione, non c’è né Giuda, perché si è allontanato da sé, non ha accolto la Misericordia di Dio, come Pietro che invece ha capito di aver sbagliato, ma manca anche Tommaso, uno dei dodici.

Gesù appare con il suo corpo Glorioso, quindi le porte sono chiuse e appare facendo due gesti particolari. Il primo è quello di mostrare il segno dei chiodi ed il costato aperto. Li fa vedere, li mostra, non solo per dire «sono io», ma anche – io penso – per ricordarci che la Misericordia ed il perdono dei peccati vengono da questa croce, da questa sofferenza. Lo aveva detto, «è necessario che il Figlio dell’uomo venga consegnato, lo uccideranno, ma il terzo giorno risorgerà». È necessario, e così la prima cosa che fa mostra le ferite del peccato che lui ha preso su di sé.

Il secondo gesto è quello del soffiare, il soffio è l’alito, il respiro di Dio, in questo giorno con questo soffio del respiro di Dio dice: «a chi rimetterete i peccati saranno rimessi a chi non li rimetterete resteranno non rimessi». Con grande coraggio affida alla Chiesa il ministero della riconciliazione del perdono dei peccati, solo Lui può togliere i peccati ma con questo soffio divino, soffio vitale, vuole inserire tutti nella sua vita.

E così abbiamo questo segno della misericordia di Dio: le ferite del peccato che si sono impresse nel suo corpo ora sono gloriose e sono colmate della sua misericordia.

Tommaso che non c’era, quando lo viene a sapere perché gli altri glielo dicono, dice «io voglio vedere, io voglio toccare». In realtà lo sentiamo molto vicino a noi, lo abbiamo molto additato come l’apostolo che non crede…è come noi!

Noi abbiamo bisogno di vedere, di toccare, soprattutto nei momenti difficili della vita quando non riusciamo a vedere il Cristo Risorto: nel lutto, nella sofferenza, nella malattia, nella solitudine, ecco, anche noi vogliamo vedere e toccare. E Tommaso vuole vedere e toccare Gesù, e tocca le sue ferite, tocca i buchi dei chiodi, il dolore che Gesù ha sofferto. Ecco, Gesù dirà: «beati quelli che credono senza avere visto». Noi siamo di questi, che possiamo godere di questa beatitudine.

E come facciamo noi a vedere e toccare Gesù? Nella Chiesa. Nella Chiesa ferita dai nostri peccati, dalle povertà degli uomini, ma che ormai fa parte del corpo glorioso di Cristo. Questa è la Chiesa. Vedere i difetti della Chiesa lo sanno fare anche gli atei, saper vedere la Chiesa ferita, unita, ormai gloriosa con Cristo e sentirci parte di questa gloria, io penso che questo sia la cosa più bella che noi possiamo sperimentare per sentirci cristiani.

Buona Pasqua!

Don Andrea Massalongo