Commento al Vangelo per la III Domenica di Quaresima /A

Introduzione al tema del giorno
In un cammino quaresimale non potevano mancare due dei simboli primordiali e fondamentali della letteratura biblica, nata nel clima arido e assetato del Vicino Oriente antico: la sete e l’acqua. Gli ampi territori stepposi, l’estensione del deserto, la mancanza di pioggia per buona parte dell’anno… tutto ha contribuito a trasformare l’acqua e la sete – necessità primordiali – in simboli della situazione dell’uomo davanti al desiderio ardente di appagamento, di felicità e, ultimamente, di Dio stesso.

Leggere e comprendere
Alludendo all’episodio di Massa e Meriba, nella prima lettera ai Corinti, l’apostolo Paolo afferma che la roccia che accompagnava gli ebrei nel deserto «era il Cristo» (1Cor 10,4). L’incontro di Gesù con la donna di Samaria al pozzo di Giacobbe ha il suo perno centrale proprio su Cristo, acqua che placa la sete di pienezza che ogni uomo porta dentro.

A confronto con Nicodemo, ebreo nobile e titolato (protagonista del capitolo precedente), la samaritana è una di quelle figure feriali di cui è piena la letteratura biblica. Donna anonima e straniera, con il suo carico di passioni insoddisfatte, senso pratico e astuzia, incontra Gesù spinta da una quotidiana necessità. È strano che – contro tutte le convenzioni relative a un rabbi ebreo nei confronti di una donna, per di più samaritana – sia proprio Gesù a prendere la parola, intavolando una discussione sulle Scritture e sulle tradizioni del popolo di Dio. Forse, l’inno del Dies irae offre, teologicamente, la migliore delle spiegazioni a questo fatto, quando in una delle strofe canta: «Quaerens me sedisti, lassus», «cercandomi, ti sei seduto (sul pozzo), stanco». Per cercare l’uomo, il Verbo di Dio entra nella quotidianità e nella sete umana, chiedendo alla donna acqua da bere.

Dopo la prima scontata risposta della donna, Gesù passa a un livello superiore: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: dammi da bere, tu stessa gliene avresti chiesto, ed egli ti avrebbe dato acqua viva». È evidente il rimando alla storia di Israele, con il popolo assetato che avrebbe dovuto cercare nella Parola l’acqua di sorgente che disseta i bisogni umani, invece di scavarsi cisterne screpolate, senz’acqua. A una donna che, nella sua esistenza, ha cercato continuamente un’acqua sorgiva, senza mai trovarla, Gesù presenta sé stesso come l’acqua viva che disseta per sempre.

La situazione dell’uomo, infatti, è quella di chi non ha, e la donna lo mette in evidenza con la sua storia personale, affermando due volte di non avere marito. Con cinque mariti, ora si trova nella situazione di non averne. È evidente che questa condizione deficitaria ha un valore simbolico: non solo i samaritani, né solo gli ebrei, ma ogni uomo si trova nella situazione di chi «non ha», ed è chiamato ad attingere acqua dalla parola di Dio che sgorga viva dalla persona di Cristo. Nel Verbo incarnato, a ogni uomo che ha sete è data la speranza di un’acqua sorgiva, che sgorga dalla roccia.

L’evento di un Dio fatto carne libera gli uomini dall’aridità della loro condizione: tutti gli uomini, senza distinzione, perché quest’acqua disseta ebrei e samaritani, donne e uomini, santi e peccatori… La brocca dimenticata – menzionata alla fine del suo colloquio con Gesù – non è un particolare aggiunto, senza significato. La brocca è il passato, l’andirivieni dell’esistenza della donna, alla ricerca dell’acqua che potesse dissetarla. L’incontro con il Messia, a conclusione del suo travagliato cammino, le ha aperto una prospettiva nuova, che condivide con i compaesani. Proprio a lei, donna di Samaria – per la prima volta nel vangelo di Giovanni – Gesù ha rivelato la sua identità, mediante l’«Io sono»! Che sia proprio lui l’atteso messia?

Interrogativi per attualizzare
1. Quali sono i nostri deserti e le cisterne che cerchiamo quotidianamente per dissetarci?
2. Le nostre comunità cristiane offrono la testimonianza di un’acqua sorgiva che sgorga dalla Parola di Dio e disseta la sete umana? 

Don Massimo Grilli,
Docente di Sacra Scrittura presso la Pontificia Università Gregoriana e Responsabile del Servizio per l’Apostolato Biblico Diocesano