Commento al Vangelo per la IV Domenica di Avvento

La quarta domenica di Avvento ci presenta la figura di Maria, anche se mantiene sullo sfondo quella di Giovanni, il precursore di Gesù. L’incontro della Madre di Dio con Elisabetta si inserisce nel testo di Luca e appare come la conclusione delle due annunciazioni, a Zaccaria e a Maria,  narrate appena prima.

L’episodio ci presenta il primo incontro tra il Messia e il profeta che lo annuncerà. Maria si mette in viaggio esattamente come  fece Abramo, come più tardi farà Gesù e, dopo di Lui, la Chiesa missionaria. Chi ha fatto l’esperienza di Dio si mette in cammino come Maria, e solo chi è in cammino è capace di intuire e di accogliere ciò che lo Spirito suscita nella sua esistenza.

Ma uno dei temi principali della pagina lucana della visitazione è la gioia, quella dell’incontro fra le due madri e quella del Battista, nel sentire la voce della Madre del Signore che porta il Figlio.

Maria, entrata nella casa, saluta Elisabetta, che la fa sussultare di gioia, mentre il bambino le danza in grembo. L’incontro avviene in una casa sulla quale erano discesi contemporaneamente il miracolo e il castigo: l’anziana incinta e il sacerdote senza parola!

Elisabetta incontra Maria, un’altra donna incinta in modo impossibile, e  l’esultanza nasce da qui, dal Vangelo della vita … Dio viene come vita!

Andare incontro alle persone, vuol dire farle gioire,  non restarsene al di fuori, ad aspettare che qualcosa accada, ma diventare protagonisti, mettersi in cammino.

Maria insegna anche a rispondere con fede all’offerta divina. Come recita la lettera agli Ebrei: “Non hai gradito né olocausti né sacrifici, allora ho detto: – Ecco io vengo per fare, o Dio, la tua volontà –

La beatitudine della fede, fatta da Elisabetta a Maria, ci provoca a riflettere, in questo tempo di attesa, anche sulla nostra fede. La fede di Maria si caratterizza per il fatto di essere adesione alla promessa di Dio. La fede di Maria si manifesta, inoltre, nell’andare da Elisabetta, un viaggio per contemplare ciò che Dio sta facendo negli altri.

Sarebbe bello se ogni prima parola tra noi fosse come il saluto di chi arriva da lontano,  la seconda come quella di Elisabetta, che porta il “primato della benedizione”!

Dire a qualcuno “sei benedetto” significa portare una benedizione dal cielo, salutare Dio in lui,  vedere il bene. Se non impariamo a benedire, a dire bene, non saremo mai felici.

Questo è il Vangelo che, rac­contando la visita di Maria ad Elisabetta, racconta an­che che ogni nostro cammino verso l’altro, tutte le nostre visite, fatte o accolte, hanno il passo di Dio e il sapore di una benedizione.  Ognuno di noi  portatore di Dio, perché Dio cerca ma­dri per incarnarsi ancora!

Passiamo questi giorni, che ci separano dal Natale, dicendo la nostra fede incerta, perché siamo poveri, con poca luce, con fede dubbiosa. Potremmo infatti dire la fede con quella  parte di Zaccaria che è in noi e che stenta a credere, con la parte di Elisabetta che sa benedire, con la parte di Maria che sa credere e mettersi in viaggio e lodare, con la parte di Giovanni che sa danzare, portando così il Signore, e saremo forse motivo di benedizione per qualcuno: «Benedetto sei tu, che hai creduto!”

Sr. Giovanna Della Luna
Canossiana, Zagarolo