Introduzione al tema del giorno
La festa della Trasfigurazione è un giorno di luce nel cammino di sofferenza. Non a caso, in tutti i Sinottici, il brano viene posto proprio all’inizio della strada che Gesù percorre con i suoi discepoli verso Gerusalemme e verso la sua passione e morte in croce. Matteo, inoltre, ha una particolarità rispetto a Marco: mentre quest’ultimo dice che sul monte fu Gesù ad essere trasfigurato, Matteo specifica: «il suo volto risplendette come il sole». Ecco il tema della festa di oggi: Il volto di Dio e il volto dell’uomo.
Per leggere e comprendere
Iniziamo dal “volto” dell’uomo. Purtroppo nella lettura domenicale di oggi “in quel tempo” sostituisce il vero inizio costituito da un’altra connotazione temporale: «dopo sei giorni» (Mt 17,1). È probabile che si faccia riferimento all’annuncio della passione, avvenuto sei giorni prima, ma è anche possibile un altro significato. Nella comprensione antica, il numero è un simbolo che mette in luce la natura delle cose, esprimendone il significato. Il numero sei simboleggia il tempo dell’uomo, mentre il numero sette è simbolo del mondo di Dio. La trasfigurazione, che avviene dopo sei giorni, sta a significare l’irrompere del mondo di Dio nei confini dell’uomo. La trasfigurazione di Gesù illumina e feconda la quotidianità umana, segnata dal limite. La trasfigurazione, allora, non è uno tra i tanti accadimenti che costellano la vita dell’uomo, ma è l’Evento (Morte-Risurrezione) che dà senso al cammino, a ogni cammino umano, soprattutto a quello torturato dalla fatica e dalla sofferenza.
Nella Trasfigurazione s’incrociano due volti, due sguardi: quello di Dio (presente in Gesù) e quello dell’uomo (rappresentato da Pietro e dagli altri due discepoli). A Pietro che vuole camminare nella beatitudine, lontano dalla terra e dalla fatica, Gesù ricorda che il Volto di Dio si incontra proprio nella quotidianità, segnata dalla sofferenza e dalla morte. «Cercate il mio volto» è il comando di JHWH nelle parole del Salmo 27 ed esso equivale a un altro ritornello della letteratura biblica: «cercate me, e vivrete!».
Nella trasfigurazione Gesù rivela il Volto di Dio e il Volto dell’uomo: il mistero di Dio e quello dell’uomo. Rivela il volto di Dio – che «nessun uomo può vedere rimanendo in vita» (Es 33,20) – perché è il figlio prediletto che nella storia, in ogni storia – anche quella più dannata – rivela un senso, un progetto di salvezza (Mosè ed Elia sono figure di spicco di questa storia). Ma nella trasfigurazione viene rivelato anche il Volto dell’uomo, perché Gesù è anche il figlio dell’uomo sofferente e rigettato che, dopo la trasfigurazione, rimane «solo» (v. 8), come ogni essere umano. In questo intreccio suggestivo e misterioso è il senso della Trasfigurazione di Gesù. L’uomo va a Dio nella sua solitudine e il suo bisogno, con il volto segnato dal tempo e dal cammino di sofferenza e Dio trasforma questo cammino di solitudine in cammino di vita. La nube e la voce manifestano proprio questa misteriosa presenza di Dio nel viaggio faticoso dell’uomo verso la pienezza. Certo, anche la nube è un segno ambiguo, perché con la sua ombra ha il potere di oscurare e di nascondere, ma è pur sempre una «nube luminosa», perché adombra una Presenza (come nell’Esodo di Israele dall’Egitto)! Anche la voce è un segno fragile, perché affidato all’accoglienza di chi ascolta, ma è pur sempre una voce che chiama, interpella e conforta. È lo stile di Dio quello di non imporsi, ma di proporsi a chi sa e vuole ascoltare. All’uomo spetta il compito di cercarlo e di imparare ad ascoltarlo nelle vicende della storia.
Interrogativi per attualizzare
- Proviamo a riflettere sul “Volto” nelle relazioni umane. Cosa racchiude e cosa esige? Guardare e guardarsi ha a che fare con la nostra vita relazionale. Come lo facciamo?
- Quali sono i miei / nostri sentieri che hanno bisogno di essere “trasfigurati”?
Don Massimo Grilli,
Docente di Sacra Scrittura presso la Pontificia Università Gregoriana e Responsabile del Servizio per l’Apostolato Biblico Diocesano