Commento al Vangelo per la V Domenica di Quaresima /B

Essere se stessi, divenire pienamente se stessi è la sfida, il compito, l’avventura di tutta la vita. È un dovere imposto, una coercizione innaturale? Un compito noioso e insignificante? No, al contrario, è un’esigenza scritta nel cuore e potentemente ravvivata dallo Spirito Santo, è l’anelito ad entrare nella grande armonia delle relazioni: con il Creatore, con se stessi, con altre persone e con l’intera creazione.

Bene, è allora una passeggiata? Decisamente no.  Ma c’è un’alternativa? Decisamente no, anzi sì, l’alternativa però è la morte e non intesa come fine della fatica ma come prigione schiavizzante nella quale si sceglie di vivere (o, piuttosto, meglio dire di vivacchiare). Questa dunque è la condizione e l’esperienza dell’uomo sulla terra: la fatica e la gioia di crescere nella propria identità.

Ci rimangono ancora due domande sull’essere e una riflessione pratica sul come.

Prima domanda: Tutto questo vale anche per il Figlio dell’Uomo, per il Verbo fatto carne?
Seconda domanda: Qual è la mia piena e matura identità?

La risposta alla prima domanda è affermativa; sì, tutta la vita terrena di Gesù è stata un crescere nella propria identità, un divenire anche come uomo quello che come Verbo è da sempre. Anche per lui questo percorso esistenziale ha comportato una dura e costante lotta contro le tentazioni spersonalizzanti volte proprio a distorcere la sua identità.

Ma qual è questa identità? Quella di eterno Figlio dell’Eterno Padre. Ci è riuscito? Sì, perfettamente. E come ha fatto? In primo luogo rimanendo ancorato con tutta la mente, con tutto il cuore e con tutte le forze al Padre, offrendo con forti grida e suppliche la sua invocazione di Figlio: «Padre, fammi agire e reagire in questa situazione da figlio ricevendola dalle tue mani, affrontandola con la forza e l’amore del tuo eterno Divino Spirito. Liberami dalla morte, che è il vivere separato da te, impedisci che io scelga un mio progetto diverso dal tuo; sia fatta non la mia ma la tua volontà».

Questo è Gesù, questa è stata tutta la sua avventura terrena: un uomo costantemente rivolto al Padre, il Figlio che permette a Dio di esprimere la sua identità di Padre la quale consiste nel generare e dare la vita. Quindi il momento più maturo e definitivo in cui si esprime il suo essere Figlio è il fidarsi del Padre consegnandosi liberamente alla morte, anzi, a lui attraverso la morte: «Padre nelle tue mani consegno il mio spirito. Oh Figlio diletto, eternamente amato… e io ti consegno la vita facendoti risorgere nella potenza del mio Eterno Divino Spirito».

Tutto questo vale anche per me? Sì, la mia identità è anch’essa quella di figlio. Con il battesimo sono già rigenerato figlio in Gesù e la mia vita è crescere nella partecipazione al suo mistero pasquale; imparare a vivere ogni situazione ricevendola dalle mani del Padre e a lui offrendo. È dare seguito all’insopprimibile anelito scritto nel mio cuore dallo Spirito Santo; è la sfida, il compito e l’avventura di tutta la mia vita che certamente giungerà a compimento, non per opera mia, ma grazie all’azione santificatrice della Potenza Divina d’Amore, nella Chiesa e in Cristo Gesù. Amen

Padre Basito del Suo Mistero Pasquale,
Discepoli e apostoli dello Spirito Santo, Palestrina