Introduzione al tema del giorno
Continua la riflessione sulla responsabilità delle nostre azioni, iniziata la settimana scorsa. Sul fondamento dell’osservanza dei comandamenti, il Vangelo ci porta a riflettere sulle nostre relazioni. In effetti, la relazione con Dio si gioca nelle relazioni che si stabiliscono con le persone che ci vivono accanto. È questo il perno della riflessione odierna: la moralità di un cristiano dipende dalle sue relazioni e dalle motivazioni che le ispirano.
Per leggere e comprendere
Iniziamo dalla conclusione che riassume le parole di Gesù nel suo discorso sulla Legge di Dio: Voi dunque siate perfetti, come perfetto è il Padre vostro celeste! Il termine perfetto sta a significare qui compiuto (teleios), nel senso di una vita che ha trovato il suo senso. Gesù dunque afferma che se, come cristiani, vogliamo dare senso alla nostra vita, dobbiamo avere come modello il Padre, il suo modo di vivere le relazioni. La perfezione del Padre è vista qui nell’universalità gratuita del suo amore che “fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni“. Matteo invita i suoi lettori a riprodurre, nel proprio modo di amare, i tratti caratteristici dell’amore di Dio, imitandone l’eccezionalità e l’universalità. Eccezionalità e universalità che si manifesta soprattutto nel comandamento dell’amore. Come per il Padre, ogni uomo (anche il nemico) va amato, perché anche il nemico rimane “prossimo”. L’essere teleios consiste proprio nell’esercizio del comandamento dell’amore in maniera illimitata e incondizionata.
Proviamo a riflettere maggiormente su questo aspetto fondamentale della vita cristiana. Le nostre azioni hanno spesso come modello la legge del “taglione” (termine che proviene dal latino “talis”), per cui rispondiamo all’altro/a secondo quanto abbiamo da lui/lei ricevuto: tale l’azione, tale la reazione. Alla stima si risponde con un atteggiamento corrispettivo, alla malvagità si risponde reduplicando il male ricevuto. Gesù afferma che il modello del Padre è diametralmente opposto: la reduplicazione del Padre è positiva e paradossale, perché consiste nel rispondere all’odio dell’altro/a con l’amore, alla violenza con il perdono, all’ingiustizia con un atteggiamento giusto. È naturale che non è lecito assumere questo modello come programma legislativo di uno stato, come interpretava Tolstoj (anche se il modello offre indicazioni pertinenti anche in questa direzione, come ha dimostrato Gandhi), ma si tratta qui anzitutto di un modello per vivere i rapporti personali. Gesù si rivolge ai suoi discepoli in quanto parte lesa e, con espressioni chiaramente iperboliche, consegna un modello radicalmente diverso dalla rispondenza simmetrica, secondo cui all’odio si risponde con l’odio e all’amore con l’amore: «amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano…». Il modello cristiano obbedisce a qualcosa di “straordinario” e non si fonda su motivazioni di carattere umano o su tatticismi che mirano a guadagnare il nemico alla propria causa. Il motivo dell’amore cristiano è l’imitatio Dei: la riproposizione del comportamento di Dio. Legge sublime, paradossale, esigente. Si sottolinea una differenza fondamentale rispetto ad altri modelli, come ad esempio, quello che regolava la comunità di Qumran: mentre per la comunità degli Esseni solo il “fratello” appartenente alla stessa Comunità era “prossimo”, per i discepoli di Gesù anche il nemico che perseguita rimane “prossimo” da amare. Ma si pone anche una differenza fondamentale dalle relazioni fondate sull’affinità caratteriale, la simpatia, l’attrazione, l’amicizia… Il modello di amore di Dio e di Cristo non obbedisce a legami “naturali”, ma allo “straordinario” insito nella verità cristiana. Uno straordinario che è infinitamente “di più” dell’ordinario atteggiamento umano.
Interrogativi per attualizzare
- Molto spesso la morale cristiana è stata depauperata ed equiparata a una semplice “giustizia umana”. Io e la mia comunità, che comprensione abbiamo dell’amore cristiano?
- In che cosa si distingue il nostro comportamento cristiano da quello di un pagano?
Don Massimo Grilli,
Docente di Sacra Scrittura presso la Pontificia Università Gregoriana e Responsabile del Servizio per l’Apostolato Biblico Diocesano