Introduzione al tema del giorno
Le letture proposte dalla liturgia di questa domenica undecima del tempo ordinario sono tra le più significative per comprendere l’identità e la missione del popolo che Dio ha scelto. Un popolo che non si distingue per avere un Dio solo per sé, un Dio che gli altri non hanno, ma per essere stato interpellato e inviato a testimoniare la chiamata universale alla salvezza.
Per leggere e comprendere
La presenza di Dio in mezzo agli uomini – e la responsabilità che ne consegue – è il forte messaggio del brano evangelico di oggi. Come nel Primo Testamento, anche nel Nuovo annunciare il Regno significa portare la parola liberante di Dio in mezzo alle attese degli uomini: tra i malati e gli emarginati, gli oppressi e i perduti, perché il servizio al Regno è servizio all’uomo, e soprattutto all’uomo schiacciato e sofferente.
Matteo accentua lo stato di prostrazione delle folle con una metafora molto conosciuta nel Primo Testamento: quella delle pecore senza pastore. Soprattutto nella letteratura profetica, l’immagine sta a raffigurare un popolo affranto e sfinito dai soprusi dei potenti; un popolo lasciato a se stesso, che non trova chi si prenda cura di lui. Il profeta Ezechiele aveva dipinto la situazione del suo tempo con espressioni analoghe: «Vanno errando tutte le mie pecore in tutto il paese e nessuno va in cerca di loro e se ne cura». E il severo ammonimento ai responsabili, agli uomini di potere che curano solo sé stessi e la propria immagine: «Vi nutrite di latte, vi rivestite di lana… non avete reso forti le pecore deboli, non avete curato le inferme, non avete fasciato quelle ferite, non avete riportato le disperse, non siete andati in cerca delle smarrite… Per colpa del pastore si sono disperse e… sono sbandate» (Ez 34,3-6).
Nella società come nella chiesa, nella politica come nella religione… ci sono pastori che pascolano solo se stessi, senza chinarsi sulle sofferenze dei più bisognosi. È a questa umanità sofferente e senza più speranza, a donne e uomini che non hanno neppure la forza di alzare il loro grido di aiuto e di accusa che si rivolge Gesù, il pastore escatologico, atteso da Israele per la fine dei tempi, come aveva promesso Dio stesso, per bocca di Ezechiele: «Ecco, io stesso cercherò le mie pecore e ne avrò cura…andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all’ovile quella smarrita, fascerò quella ferita e curerò quella malata…» (Ez 34,11.16).
Ed è a questa umanità ferita e smarrita che sono inviati i Dodici (10,2-4) rappresentanti del popolo di Dio escatologico, il fondamento della chiesa. «Guarite gli infermi, risuscitate i morti, mondate i lebbrosi, scacciate i demoni», sono solo esemplificazioni dell’opera di liberazione affidata al popolo messianico, rivestito della stessa autorità e responsabilità del Messia. La motivazione della misericordia, addotta da Matteo come motrice della missione di Gesù e dei suoi, non va letta in termini di pietismo sentimentale e inefficace. Parlando della misericordia due domeniche fa, se ne metteva in rilievo il carattere profetico, che non teme di affrontare esili e persecuzioni. Nello stesso discorso del capitolo dieci, infatti, poco più avanti, Gesù dirà agli evangelizzatori: «Il discepolo non è da più del maestro, né il servo da più del suo padrone… se il padrone di casa l’hanno chiamato Beelzebul, quanto più i suoi familiari!». In questa solidarietà di messaggio e di destino, i discepoli non dovranno temere quanto potrà accadere. L’opera di liberazione è, comunque, un’opera che andrà a disturbare i faraoni della terra, poteri consolidati e spietati, pronti a tutto. E tuttavia, proprio nella persecuzione si consolida la certezza che Dio rimane in mezzo al suo popolo, accanto ai suoi inviati. Ma questo è già il messaggio di domenica prossima.
Interrogativi per attualizzare
- Cosa cerchiamo veramente nella nostra attività pastorale?
- Quale e quanta attenzione riserviamo alle necessità di donne e uomini del nostro tempo?
Don Massimo Grilli,
Docente di Sacra Scrittura presso la Pontificia Università Gregoriana e Responsabile del Servizio per l’Apostolato Biblico Diocesano