Commento al Vangelo per la XII Domenica del Tempo Ordinario /A

Introduzione al tema del giorno

Il credente sa quanto sia travagliato il cammino di adesione a Dio e a Cristo. Difficoltà esterne e interne, provocate da eventi storici e crisi personali, mettono continuamente a repentaglio il fragile ramoscello, che cresce a fatica nei deserti della storia. A volte, sembra che la vita voglia farsi beffe dei credenti, con quotidiane smentite ed eventi paradossali. In questa situazione, risuona la Parola della liturgia odierna: non abbiate paura!

Per leggere e comprendere

Per tre volte Matteo fa risuonare le parole di Gesù, rivolte ai suoi inviati: non abbiate paura! È lo stesso invito che Dio rivolse al giovane Geremia, che presentava la sua inesperienza come obiezione fondamentale alla missione ricevuta: «Non dire “sono giovane”, ma va’ da quelli a cui ti manderò… Non temerli, perché io sono con te per proteggerti».

La paura nasce da varie cause, ma alla radice c’è sempre un senso di inadeguatezza personale di fronte agli eventi della vita: l’esperienza della propria fragilità strutturale che non riesce a far fronte alla minaccia incombente. Il testo evangelico non cerca di aggirare il discorso sulla paura: essa appartiene costitutivamente all’essere umano che si sente minacciato e sovrastato. Non si tratta di aggirarla, ma di affrontarla. Ecco il punto: come guardare in faccia la paura, senza lasciarsi sconfiggere. Non si tratta però di un discorso psicologico, ma teologico: si tratta della forza dei messaggeri cristiani di fronte a un mondo ostile, che non ama i profeti di Dio, perché li considera una minaccia alle sicurezze su cui poggia il perbenismo sociale. Gesù incoraggia i suoi discepoli con tre detti rassicurativi, che offrono motivazioni profonde per non farsi attanagliare dalla paura.

Il primo detto (10,26-27) si fonda sul fatto che Dio stesso si fa garante della parola annunciata. Nelle parole dei discepoli alberga la forza esplo­siva che proviene da Dio. Nessuna per­secuzione, nessun attentato potranno impedire la proclamazione e la conos­cenza del messaggio, perché Dio ne è garante.

Il secondo detto (10,28) incentra l’attenzione su un altro a­spetto del problema: nonostante l’apparenza, il potere dell’uomo non è assoluto, anche quando lo sembra. L’uomo non detiene le chiavi della vita e della morte. In alcune circostanze potrebbe sembrare così, ma non è vero: solo Dio è il Dio della vita, non il potente che si comporta come onnipotente!

L’ultimo appello a “non temere” (10,31) fa corpo con le due immagini che lo precedono e lo preparano ­(10,29-30).  La prima è quella dei passeri, verso cui tutti sono indifferenti, ma non Dio. L’immagine evoca il detto che si trova nel discorso della montagna: «guardate gli uccelli del cielo: non seminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro li nutre!». Due passeri per un soldo sono metafora di ben poca cosa. L’argomento di Gesù è a fortiori: se nessun passero «cadrà a terra senza che il Padre lo voglia», quanto maggior valore avrà la vita dei suoi messag­geri! La seconda immagine (10,30) esibisce il paradosso dei capelli, che sono tutti contati. Il senso è evidente: non c’è nulla – assolutamente nulla – che accade senza che Dio se ne prenda cura.

Tutte queste metafore richiamano un aspetto fondamentale della vita cristiana: la libertà. Essere liberi da… essere liberi per… Liberi dalla schiavitù della paura dell’uomo per servire Dio e il suo Regno. Liberi dalle soggezioni e dall’idolatria per cantare la gioia dei figli nella terra dei viventi.

Interrogativi per attualizzare

  1. Quali sono le paure che ci tormentano come singoli e come comunità ecclesiale? Abbiamo il coraggio di parlarne, senza nasconderle o mistificarle?
  1. Consideriamo e presentiamo il cammino della fede come un cammino di liberazione? Liberi da… liberi per…

Don Massimo Grilli,
Docente di Sacra Scrittura presso la Pontificia Università Gregoriana e Responsabile del Servizio per l’Apostolato Biblico Diocesano