La Chiesa ci propone, oggi, il grande dono di Gesù per tutti: l’Eucarestia.
Per un cristiano vero, l’Eucarestia, in cui si fa comunione con il Corpo e il Sangue di Gesù, è il grande segreto della vita interiore, è il fatto concreto di Gesù che si fa vicino, si fa uno di noi.
È il grande mistero dell’amore infinito del Signore Gesù!
Ma cosa intendiamo per Eucaristia?
Il Signore Gesù, fattosi per noi cibo di verità e di amore, parlando del dono della sua vita, ci assicura che «chi mangia di questo pane vivrà in eterno. Colui che mangia di me, vivrà per me».
Possono apparire parole difficili o troppo misteriose, per la sola ragione che appartengono alla sublimità dell’amore di un Dio che non si limita ad amare superficialmente, ma fa del suo amore un cibo. Come l’aria per la nostra vita fisica.
Fossimo capaci di comprendere questo Mistero di Amore, credo che faremmo della Messa e della Comunione il vero centro della vita.
Quando Gesù, come narra il Vangelo di oggi, continuando il discorso della settimana scorsa, tentò di farlo capire ai suoi ascoltatori, suscitò addirittura mormorazione.
Si rimane davvero perplessi davanti all’atteggiamento di chi aveva la fortuna rarissima di vederLo e ascoltarLo e, anziché accogliere e gioire per quello che rivelava – ed era tutto amore, solo amore – non solo non comprende, ma mormora.
Quanti stavano ad ascoltare Gesù certamente si attendevano altre parole, che interessassero il benessere sulla terra. Erano forse poveri, come tanti di noi a volte.
Forse non pensavano che la più grande povertà nostra non è quella materiale, ma quella “dentro”, là dove davvero tante volte siamo ‘affamati e assetati’ di ben altro, che non esiste sulla terra, non è frutto di opera umana, ma ha un’altra origine, viene dal Cielo: quel Cielo che troppe volte non entra nelle nostre aspirazioni o vedute.
Diciamocelo con franchezza: la nostra fiducia è posta in quello che ci offre la terra ed il mondo e, non è solo fiducia, ma spesso ricerca affannosa, con tutte le nostre forze. Lì è il nostro terribile credo. Ma la nostra origine è dal Cielo e non possiamo quindi ignorare che, se siamo sinceri, abbiamo proprio bisogno di ‘quel pane disceso dal Cielo’. Ma quanti, tra noi cristiani, ne fanno davvero esperienza, se ne accorgono profondamente?
Forse è un dono da meritare con la fede, quello di sapere entrare nello spirito della fiducia totale in Gesù e sicuramente un dono da chiedere anche per noi che ci consideriamo cristiani. Sappiamo dal Vangelo che di fronte all’affermazione di Gesù: «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna» – incomprensibile allora e forse anche oggi – “quanti lo seguivano si allontanarono e non tornarono più”.
Gesù, amareggiato da quella incomprensione, si rivolse ai Dodici che lo seguivano, e chiese: ‘Volete andarvene anche voi?’. Quanta amarezza in queste parole! Ma è la stessa amarezza che, credo, proviamo nel vedere tanti cristiani/parrocchiani ‘snobbare’ l’Eucarestia oggi. Cristiani sulla carta che davanti alla Messa e alla Comunione… se ne vanno da un’altra parte e alcuni non tornano più.
Ci siamo anche noi, a volte, tra questi?
Starà a Pietro dire le parole che toccarono il cuore di Gesù e vorremmo fossero le nostre: «Signore, da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna». Chiediamo questa consapevolezza e questo dono.
Don Paolo Cartolari,
parroco di Santa Agostina Pietrantoni, Borgonuovo – Tivoli