Commento al Vangelo per la XIX Domenica del Tempo Ordinario /C

Introduzione al tema del giorno

Ci sono pagine evangeliche che aprono orizzonti insperati, perché osano smentire la realtà, anche quando i pochi segni di speranza, di cui disponiamo, rischiano di scomparire. La sapienza dell’uomo, che si nutre di evidenze e di potere, fa fatica a credere che l’impossibile possa germogliare tra le maglie del quotidiano. Eppure la sapienza evangelica ci esorta a fissare lo sguardo su ciò che è invisibile. La fede vive piccola, come un seme, come un ramoscello. La sua vitalità non è direttamente proporzionata al numero o alla potenza dei mezzi investiti: apparentemente esigua, cresce grazie solo a una misteriosa Presenza e alla forza dello Spirito.

Per leggere e comprendere

Soltanto Luca, tra gli evangelisti, riporta il logion di consolazione «non temere piccolo gregge», rivolto a una comunità dove la fede segna evidentemente il passo. La qualifica di «piccolo» esprime sia l’insignificanza numerica, ben evidente del resto all’interno di un vasto impero popolato di innumerevoli religioni e culture, sia la povertà e la semplicità degli anawim, i “poveri di YHWH” che compongono la comunità cristiana: esseri umani che non dispongono di appoggi umani o mezzi grandiosi per farsi valere. I piccoli sono sempre indifesi e rischiano di perdersi nell’angoscia. I motivi possono essere molteplici, e Luca rinuncia a definire meglio le ragioni dell’incertezza al fine di permettere più facilmente l’identificazione dei lettori. Assicura però la presenza di Dio, utilizzando un termine prezioso della letteratura giudaica e cristiana: eudokia. Questo lemma mette in evidenza la benevolenza, la cura tenera e premurosa di Dio verso chi è debole ed escluso. Questo amore tenero si posa oggi su di loro: proprio su di loro che vivono nell’incertezza e nella povertà di numero e di mezzi. A loro appartiene il bene salvifico per eccellenza: il Regno. «Il regno di Dio – dirà Luca più tardi – è dentro di voi» (17,21). E questo significa che non va cercato in segni spettacolari, ma nella storia degli uomini e nel tempo in cui ogni essere umano è posto. Luca non permette ai suoi la nostalgia del passato e nemmeno la nostalgia del tempo in cui Gesù era visibile e concreto; ci sono nuovi modi di Presenza che bisogna scoprire, nuove strade per fare esperienza personale del Signore Gesù.

Luca non vuole neppure che i cristiani siano alienati in un futuro irraggiungibile. La parabola dei servi vigilanti è un’esortazione a vivere il cammino del presente, non dimenticando la mèta. La terra richiede la serietà del credente. Il cristiano, anche se segnato dalla piccolezza, non può stare ai margini: deve stare al centro della città, senza però perdere di vista la mèta. Nel cammino bisogna amare la terra e Dio insieme come «quei servi con le reni cinte e le lucerne accese, che aspettano il loro Signore, per aprirgli subito quando arriva e bussa». Dinanzi all’evento della parusia, imprevedibile ma certo perché appartiene al giorno dopo giorno, viene richiesta la vigilanza, che non è un atteggiamento passivo e neppure semplice attesa psicologica. Tanto meno è una sospensione che si traduce in fuga dal mondo. La vigilanza è sforzo costante, lotta contro la stanchezza e orientamento di vita. Vigilare significa credere che c’è ancora un futuro per il mondo e per l’uomo e adoperarsi perché ci sia. Luca è molto attento al cammino dei suoi lettori e li conduce impercettibilmente dalla vigilanza alla fedeltà. Il motivo della vigilanza è posto a servizio della fedeltà al presente. Attesa del futuro e fedeltà al presente: sono i due poli da tener sempre presenti. Solo così non si relega Dio nel passato né lo si confina in un lontano alienante futuro.

Interrogativi per attualizzare

  1. Oggi, cosa manca maggiormente alle nostre comunità: responsabilità del presente o attesa del futuro?
  2. Quali segni impercettibili della Presenza siamo chiamati a cogliere come cristiani?

Don Massimo Grilli,
Docente di Sacra Scrittura presso la Pontificia Università Gregoriana e Responsabile del Servizio per l’Apostolato Biblico Diocesano