Introduzione al tema del giorno
La sapienza che si sprigiona dalle letture odierne è difficilmente catalogabile. Si rischia di ridurla a una saggezza mondana, frutto di esperienza, invece di scorgervi un dono di Dio, che diventa storia salvifica. La visione positiva, che pervade le letture di questa sedicesima domenica, non è frutto di psicologica introspezione dell’uomo, ma di una penetrante esperienza di Dio e della sua azione nel mondo e nella storia.
Per leggere e comprendere
La parabola della zizzania permette di continuare in questa riflessione sul Dio amante della vita, perché è una parabola che fa credito a un’altra Sapienza, un altro metro di giudizio, che non hanno nulla a che vedere con la sapienza e il metro dell’uomo. In fondo una parabola non è altro che un mezzo per dire qualcosa che altrimenti non può essere detto, raccontato. La parabola narra l’ineffabile, l’inesprimibile. In una parabola, dunque, è sempre necessario riconoscere il punto centrale, il non detto, il progetto divino nascosto. Qual è, dunque, il mistero racchiuso nella parabola della zizzania?
Anzitutto si parla dello scandalo del male che germoglia, insieme alla bontà, proprio lì dove Dio ha stabilito il suo regno. È questo il primo punto importante. Non bisogna voltare le spalle allo scandalo. Nel mondo, come nella chiesa, insieme alla giustizia cresce tanta gramigna. L’orgoglio, la sete di potere, la presunzione, i pensieri torbidi… non sono confinati nello scantinato del mondo. Hanno la loro dimora proprio al centro del campo di grano; crescono misteriosamente in ogni luogo dove cresce l’uomo.
La parabola di Matteo ha certamente presente la situazione della comunità cristiana degli inizi, che solo la nostra ideologia ha identificato con una comunità di “puri”. In realtà, in tutto il Vangelo di Matteo, la chiesa appare come corpus mixtum, dove grano e zizzania sono mescolati, dove i piccoli sono disprezzati e scandalizzati (Mt 18), dove la corsa ai primi posti ricalca gli stessi errori delle comunità farisaiche (Mt 23), dove alla confessione di fede non seguono i fatti (Mt 7,21-23)… Matteo accentua ovunque, nel Vangelo, che la chiesa non è una comunità di puri, di perfetti… e la storia successiva e quella di oggi lo conferma. I processi storici e umani della chiesa di Dio, lungo i secoli, sono stati connotati dalle stesse ambiguità presenti in altri sistemi e strutture. La promessa di Dio è stata continuamente smentita.
Ed è qui che si inserisce il secondo elemento racchiuso nel discorso parabolico, strettamente connesso al primo. Il Dio dei Vangeli non è il Dio che fa giustizia sul metro della nostra impazienza. Se fosse totalmente sincero, l’uomo dovrebbe fare giustizia anzitutto con la zizzania che alberga nel suo cuore. Ma verso di essa l’uomo è paziente. La parabola mostra che Dio non si affida ai crociati per sconfiggere l’infedeltà del mondo e della chiesa. Il giudizio è rimesso al solo che può giudicare. Adesso non è il tempo della giustizia, ma della misericordia e della chiamata a conversione. Si tratta certamente di un discorso rischioso, ma non è questo il rischio che corre chiunque abbia scommesso un giorno sull’Amore?
Interrogativi per attualizzare
- Facciamo una riflessione seria sul male e sugli scandali nella chiesa e nelle nostre comunità.
Come affrontarlo? Come combatterlo? - La credibilità nelle persone di chiesa è oggi compromessa. Come possiamo aiutarci sacerdoti – consacrati – laici… camminando insieme?
Don Massimo Grilli,
Docente di Sacra Scrittura presso la Pontificia Università Gregoriana e Responsabile del Servizio per l’Apostolato Biblico Diocesano