Saper stancarsi e saper riposarsi, la passione e la compassione dell’inviato
La liturgia di questa sedicesima domenica del tempo ordinario dell’anno B si inscrive nella prospettiva delle altre due domeniche precedenti che puntano sul dovere profetico. “Ascoltino, non ascoltino, sapranno che un profeta è in mezzo a loro”, ci ricordava un passo molto significativo del libro del profeta Ezechiele letto due domeniche fa.
Mettendoci di fronte a questo dovere di annunciare, denunciare e rinunciare (perché sono questi i 3 verbi che caratterizzano il profeta), la prima lettura di questa domenica risuona come una interpellazione vera e propria, per quanto riguarda l’atteggiamento che l’inviato di Dio deve assumere. Amore del gregge, compassione e passione per la missione, per la salvezza delle anime… sono alcune delle esigenze che Dio chiede al profeta, che ognuno di noi è sin dal nostro battesimo.
Il tono severo di Dio di fronte alle deviazioni del pastore, del profeta, del suo inviato è senza equivoco. «Guai ai pastori che fanno perire e disperdono il gregge del mio pascolo… Voi avete disperso le mie pecore, le avete scacciate e non ve ne siete preoccupati; ecco io vi punirò per la malvagità delle vostre opere».
Pertanto Lui stesso ha suscitato un profeta secondo il suo cuore e il suo piano d’amore, di misericordia. La decisione di prendersi Lui stesso cura delle sue pecore si compie pienamente in Gesù Cristo, volto concreto dell’amore, della misericordia, della passione e della compassione di Dio per il suo popolo.
In effetti, la misericordia di Dio si è fatta visibile nel volto, nella vita, nell’operato di Gesù, che in modo concreto ha “visto” la miseria del popolo, “si è fatto prossimo”, e “ha agito”. La compassione che Gesù sente e prova per il gregge che vede è una espressione della misericordia che in Dio è viscerale. In ascolto delle sante Scritture, scopriamo che la misericordia è innanzitutto un attributo di Dio, sta nel Nome del nostro Dio, del quale possiamo conoscere solo il Nome e non il volto. Quando Dio esaudisce Mosè che lo implora di fargli vedere la sua gloria, il suo volto (cf. Es 33,18-23), ecco che gli consegna il proprio Nome: “Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e compassionevole” (Es 34,6). Compassione e misericordia sono il respiro, il soffio di Dio, rivelano a noi umani – dice papa Francesco – “la sostanza di Dio”. Nessun altro nome è più rivelativo di questo: in Dio c’è un sentire, un vedere, un operare determinato da questo impulso viscerale, intimo, da questo fremito di amore che si esprime in compassione e tenerezza. È come un sentimento femminile, materno, che nasce dall’utero, dalle viscere di una madre per rivelarsi sul proprio figlio. La compassione è un sentimento che ci spinge ad agire a favore di chi ci sta di fronte. È un sentimento che sottrae dall’indifferenza, dalla cattiveria e dalla durezza del cuore. Vedere e notare la situazione che ci sta di fronte è l’inizio di qualunque mossa per risolverla. Infatti, l’uomo del bene ha pietà e condivide.
Infine, è bello vedere Gesù invitare i discepoli al riposo e al ritiro. L’attività del profeta, del pastore ha bisogno di momenti di ristoro. Ci ricorderemo il messaggio di papa Ratzinger che esortava i presbiteri a saper riposarsi e a prendere il mese di ferie che a loro spetta.
Il “venire in disparte” non significa sottrarsi al lavoro pastorale – perché infatti anche là, continuano ad andare dietro a Gesù, ma piuttosto trovare il tempo di distacco, per ricaricarsi meglio ed essere più efficaci al rientro. Però, il ristoro è sempre con Gesù.
“Imparare ad essere stanchi e imparare a riposare”, è l’esortazione di papa Francesco ai sacerdoti nell’omelia per la Messa del Crisma presieduta nella Basilica Vaticana Giovedì Santo dell’anno 2015. Prima di lui, già papa Benedetto XVI aveva insistito sul valore ristoratore del riposo e delle ferie per i ministri ordinati, in risposta a questo invito di Gesù: «Venite in disparte, riposatevi un po’».
Roberto Sisi,
codirettore Ufficio comunicazioni sociali diocesano,
parrocchia di S. Margherita e di S. Rocco, Olevano Romano