Introduzione al tema del giorno
L’ospitalità è uno dei temi cari a Luca. Gesù passa in mezzo agli uomini nella condizione del “viandante” e, di tappa in tappa, incontra gente, s’intrattiene con le folle e con i singoli, accetta gli inviti di amici (Marta e Maria) e avversari (Simone, il fariseo), s’intrattiene con essi, e prende anche l’iniziativa per auto-invitarsi, se lo ritiene necessario (è il caso di Zaccheo). Gesù è spesso a tavola e il pasto con i discepoli di Emmaus, a conclusione del viaggio, non è che lo splendido coronamento di un cammino vissuto nell’accoglienza disinteressata e nella visita del Signore. Il motivo del convito e dell’ospitalità non è certamente tipico della letteratura cristiana e religiosa, perché esiste anche nella letteratura classica e, in genere, nella religiosità del mondo antico. Si tratta di un sentimento comune a tutto l’oriente antico, ma acquista nella Bibbia una qualità tutta propria, perché si tratta del Dio unico e totalmente altro che si avvicina agli uomini, cammina sulle loro strade ed entra nelle loro case.
Per leggere e comprendere
Come Dio fu ospite sotto la tenda di Abramo, così Gesù lo fu nelle dimore dei suoi amici. Gesù che si ferma in casa di due donne non è un fatto usuale, almeno per i costumi antichi di un Rabbi. Ancora più inusuale è l’insegnamento loro rivolto, perché la donna non era obbligata a prendere parte alle assemblee liturgiche della sinagoga e del tempio, e i segreti della Torah non avevano comunque nelle donne i loro principali interlocutori. Può darsi che l’attenzione lucana verso il discepolato delle donne (cf. Lc 8,1-3) sia stato in qualche modo influenzato dalle signore che, nelle comunità primitive, si distinguevano per l’ospitalità offerta agli evangelizzatori (At 16), ma è comunque probabile che Luca riferisca anche un connotato storico dell’evangelizzazione di Gesù, il quale aveva come suoi interlocutori principali gli esclusi dalla società civile e religiosa, comprese le donne. In ogni caso, Marta e Maria diventano un caso paradigmatico di come debba essere il discepolo.
Si è visto spesso nelle due donne la contrapposizione tra vita attiva e vita contemplativa, con la netta superiorità della seconda sulla prima, ma in realtà l’intenzione del testo è un’altra. Mentre Marta è assorbita nelle faccende domestiche, il narratore mostra Maria che, «seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua Parola». Non è difficile riconoscere qui il primato della parola di Dio e del suo ascolto, così caro al vangelo di Luca. Fin dall’inizio, nella sinagoga di Cafarnao, dopo la lettura del profeta Isaia, Luca aveva sottolineato: «Oggi questa Parola si è adempiuta nelle vostre orecchie». Un’espressione questa abbastanza strana, ma chiara nella sua intenzionalità di sottolineare l’impellenza dell’ascolto. Alla donna, che dichiarava beato il grembo che lo aveva portato, Gesù risponde: «Beati invece coloro che ascoltano la parola di Dio e la custodiscono» (Lc 11,28).
Maria, dunque, è il modello del discepolo perfetto, che non si lascia turbare e agitare. I verbi utilizzati da Luca sono importanti. Il biasimo non è per il mondo e le cose del mondo. Lo abbiamo ripetuto tante volte: non si può essere credenti a scapito del mondo e della storia degli uomini, per quanto miserevoli essi possano sembrarci. I verbi merimnaô (“affannarsi”) e thoribazô (“agitarsi”) indicano piuttosto la pre-occupazione che non lascia spazio per ciò che è fondamentale: l’unicum essenziale, che è Dio e il suo Regno. Diversi manoscritti antichi non hanno compreso o accettato la radicalità della parola di Gesù che proclama: «di una sola cosa c’è bisogno!» e hanno cambiato il testo, ammorbidendolo. E tuttavia, anche se sconcertante e ardua, la la parola di Gesù rimane: nulla, assolutamente nulla, può prendere il posto di Dio. Maria lo aveva capito.
Interrogativi per attualizzare
- Per la mia comunità cosa significa la parola di Gesù: «di una sola cosa c’è bisogno» ?
- Siamo ancora capaci di «ascolto» oppure ci lasciamo sommergere dal turbinio degli eventi?
Don MassimoGrilli,
Docente di Sacra Scrittura presso la Pontificia Università Gregoriana e Responsabile del Servizio per l’Apostolato Biblico Diocesano