Introduzione al tema del giorno
L’accostamento delle parole radicali di Qohelet sulla vanità al tema lucano delle ricchezze costituisce una miscela esplosiva, che parrebbe a prima vista poco cristiana, oltre che poco credibile. E tuttavia, se non ci si lascia afferrare subito dalle emozioni immediate e dalla paura, si percepisce che qui è in gioco uno degli aspetti fondamentali della vita del credente. Siamo così abituati a maneggiare monete false che, quando ci capitano quelle vere, facciamo fatica a riconoscerle. Le letture odierne presentano vivande difficili da assimilare, ma necessarie se si vuole un cibo per adulti e non per bambini, come uomini e come credenti.
Per leggere e comprendere
Lo stolto che accumula ricchezze, si colloca a meraviglia nella denuncia della vanità, ascoltata nel libro di Qohelet. Un lemma dà il tono all’intero brano lucano: pleonexia, che per lo più si traduce con “cupidigia”, “avidità”. Di per sé, il termine fa riferimento al desiderio di avere sempre di più, alla voglia di accumulo che accompagna l’uomo nella sua vita terrena: «Demolirò i miei depositi, ne costruirò di più grandi e lì raccoglierò tutto il grano e i miei beni…».
Nel soliloquio del ricco protagonista della parabola, tuttavia, non è neppure questo desiderio il problema fondamentale. Egli non è insensato perché è ricco, né perché vuole godere dei suoi beni. Tanto meno viene condannato per una vita dissoluta che non conduce o per essersi arricchito ingiustamente… Il problema è un altro: la cupidigia lo ha reso cieco, perché non gli ha permesso di pensare né a Dio né al prossimo, ma solo a se stesso: «Hai molti beni, mangia, bevi e fa’ festa». I suoi calcoli tengono conto solo di sé. Ed è proprio qui la grande denuncia di Luca. Le ricchezze non sono di per sé un male, e tuttavia costituiscono un pericolo, perché hanno il potere di occupare l’uomo, oscurando il primato dell’amore di Dio e del prossimo. L’iniquità, dunque, non consiste nel denaro in sé, ma piuttosto nell’appropriazione dell’uomo, che ne fa un proprio possesso, dimenticando che ne è, invece, solo “amministratore”.
Dire che il giusto uso dei beni è un’esigenza del Regno, significa dire che il problema delle ricchezze, in Luca, costituisce non solo e non tanto una questione di etica, ma di fede. Luca non ha di mira un programma sociale giusto per la società civile, e neppure un sistema di leggi che governino la chiesa. Luca non offre carte costituzionali sull’organizzazione delle nazioni e sui rapporti tra paesi ricchi e poveri. Ma non lascia neppure il campo completamente vuoto, perché chiama i credenti a testimoniare un modello diverso di rapportarsi. E lo fa con inaudito vigore. Anzitutto sbarazza il terreno da alcune vecchie interpretazioni ascetiche di distacco interiore, che avevano un sapore più stoico che evangelico. Costringe, inoltre, le chiese a rileggere il problema dell’uso dei beni in chiave di fedeltà al vangelo di Cristo: un popolo di Dio che deve contare i suoi poveri è un popolo infedele alla missione affidatagli. Obbliga, infine, a rivedere vecchi costumi di assistenzialismo sterile, con una riflessione profonda su ciò che significhi oggi, concretamente, “condividere”.
Da tutti, Luca esige una liberalità senza restrizioni, indice di un distacco effettivo e non solo affettivo. Lo avevano capito anche alcuni Padri, tra i quali Ireneo che senza paura poteva dire: «…Tutti noi infatti ci portiamo appresso un patrimonio, grande o piccolo, che ci siamo procurati col mammona dell’iniquità. Infatti, da dove vengono le case nelle quali abitiamo, le vesti che indossiamo, gli oggetti che usiamo e tutto ciò che serve alla nostra vita quotidiana, se non da quello che ci siamo procurati, grazie alla cupidigia, quando eravamo pagani…?».
Interrogativi per attualizzare
- Quale rapporto ho con il denaro? Segno di avidità e accumulo o di condivisione?
- Da cristiani, ci comportiamo verso il denaro come gli altri che non sono credenti?
Don Massimo Grilli,
Docente di Sacra Scrittura presso la Pontificia Università Gregoriana e Responsabile del Servizio per l’Apostolato Biblico Diocesano