Introduzione al tema del giorno
Il filo rosso, che connette le tre letture di questa domenica, si può forse intravedere in un’esclamazione di Paolo, riportata nella lettura ascoltata oggi: «O profondità della ricchezza, della sapienza e della conoscenza di Dio: come sono imperscrutabili le sue decisioni e impenetrabili le sue vie!». Abbastanza spesso, le letture di questo anno liturgico si sono concentrate sul tema del mistero di Dio e delle sue impenetrabili vie, segno che siamo di fronte a un importante motivo biblico, che va continuamente ripensato e rivissuto.
Per leggere e comprendere
La lettura evangelica cammina sulla lunghezza d’onda appena descritta, sviluppata nei due passi biblici tratti dal Primo Testamento e da Paolo. A nome dei discepoli, Pietro formula la sua fede, come anche i discepoli l’avevano professata dopo che Gesù era andato loro incontro sul lago e aveva salvato Pietro: «veramente tu sei il Figlio di Dio».
La risposta di Gesù a questa professione di fede inizia con un macarismo piuttosto singolare, perché i macarismi nei due Testamenti non sono rivolti in genere a persone singole, ma a enti collettivi. La posizione peculiare di Pietro fa in modo che Gesù si rivolga a lui direttamente: «beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché non la carne e il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio celeste». Nell’aver riconosciuto la vera dignità di Gesù, Pietro non ha meriti: si tratta di un dono di Dio. Un dono, tuttavia, che – lo dimostrerà subito dopo il rifiuto di seguire Gesù sulla via della croce (16,22-23) – Pietro non ha compreso in pieno. Infatti, assieme al privilegio di essere destinatario di una rivelazione peculiare di Dio, Pietro rimane l’uomo «dalla fede piccola e fragile» (14,31).
E nonostante una fede così precaria, su questa pietra, Gesù fonda la sua chiesa. Si tratta, dunque, della Chiesa di Cristo, perché è Cristo la vera roccia posta a fondamento della comunità e nessuno può sostituire Cristo pietra angolare. Solo in rapporto a Cristo, Pietro è il basamento, perché solo Cristo può rendere sicuro e inamovibile l’uomo. E tuttavia, questa comunità messianica rappresentata da Pietro, che partecipa in modo così esclusivo del mistero stesso di Dio, è contrassegnata da una fragilità costitutiva, che non può dimenticare. Poco dopo, nel capitolo 18 di Matteo, si parla di una comunità che conosce scandali e menzogne. La sua carne è segnata dalle rughe dell’infedeltà e del peccato, pervasa da smanie di potere e successo, al pari di ogni potenza mondana.
Ecco, dunque, la sua coscienza e il suo compito: la chiesa non sussiste per i meriti dei suoi membri, ma per la fedeltà di Dio. Cimentata dal Signore risorto, vive della grazia e del mistero del suo Signore, inondata dai doni della gratuità e della libertà, della comunione e del servizio. Santa e prostituta, dicevano i padri, o complexio oppositorum si direbbe oggi: un mistero di aspetti contrastanti e paradossali, un dono che scende dall’alto e sale dall’abisso, un mistero di grazia e di miseria, costantemente bisognosa di misericordia e conversione.
In questo mistero, una cosa è certa: come Pietro, la chiesa è chiamata a rinnovarsi costantemente nella sequela di Cristo crocifisso; è invitata a non perdere di vista la sua vera Roccia (1 Cor 10,4), per non diventare un “sistema”, dove tutto è burocratizzato, senza gratuità né incontro. Con Pietro, la chiesa è chiamata a superare la oligopistia / la fede fragile che ha paura delle tempeste e, per questo, scende a compromesso con i poteri di questo mondo. Chiesa di Cristo dove vai?
Interrogativi per attualizzare
- La questione della sinodalità ripropone in modo nuovo la domanda di sempre: cosa fare perché la chiesa sia realmente una luce che rischiara le tenebre del mondo?
- In che cosa consiste oggi la oligopistia / fragilità di fede delle nostre comunità?
Don Massimo Grilli,
Docente di Sacra Scrittura presso la Pontificia Università Gregoriana e Responsabile del Servizio per l’Apostolato Biblico Diocesano