Commento al Vangelo per la XXI Domenica del Tempo Ordinario /B

In questa domenica 21ª del tempo ordinario la liturgia ci propone il Vangelo del capitolo 6 di Giovanni, cioè le ultime battute del dialogo che fa seguito al discorso di Gesù sul pane della vita. La conclusione del discorso è deludente, perché molti discepoli non lo accettano e si tirano indietro. Ma c’è anche una bellissima professione di fede da parte di Pietro.

Il Vangelo viene preparato dalla prima lettura, che parla dell’impegno che il popolo ebreo assume a non abbandonare il Signore per seguire altri dèi. Dopo la conquista della terra promessa il popolo s’impegna, riconoscendo che il Signore lo ha salvato: “Il Signore nostro Dio ha fatto uscire noi e i padri nostri dal paese d’Egitto, dalla condizione servile, ha compiuto grandi miracoli dinanzi agli occhi nostri e ci ha protetti per tutto il viaggio che abbiamo fatto”. Perciò la sua risposta è: “Noi vogliamo servire il Signore, perché egli è il nostro Dio”.  Un bell’impegno di fedeltà al Signore.

Il brano del Vangelo ci presenta una situazione più complessa:

“Molti dei discepoli di Gesù, dopo aver ascoltato, dissero: «questa parola è dura! Chi può ascoltarla?». Gesù sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono».

Gesù infatti sapeva fin dal principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre». Da quel momento molti dei suoi discepoli  tornarono indietro e non andavano più con lui.

Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna; noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».

È una stupenda professione di fede, un impegno a seguire fedelmente Gesù.

Ma in precedenza molti non avevano accolto il discorso di Gesù sul pane della vita; trovano duro questo suo linguaggio, non capivano che ciò che a loro sembrava duro era in realtà un’esigenza di amore. In un altro passo Gesù aveva detto: «prendete il mio giogo sopra di voi…. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero». Il giogo di Gesù è un giogo di amore.

Nel discorso sul pane della vita viene espresso il grande amore di Gesù. È un amore che chiede di essere corrisposto con grande impegno, perché l’amore è esigente. Senza esigenze non ci può essere vero amore. Ma si tratta di esigenze che procurano una vita bella, feconda e danno una profonda gioia.

Gesù dice con tristezza ai suoi ascoltatori: «Questo vi scandalizza?»; «Vi sono alcuni tra voi che non credono». Egli sa chi è colui che lo tradirà. Il suo dono di amore si trova di fronte a una situazione di chiusura, di opposizione e di rifiuto; ma egli intende andare sino all’estremo dell’amore. Leggiamo nel Vangelo: “dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine” (Gv13,1).

Ecco perché Pietro può dichiarare: «Tu hai parole di vita eterna; noi abbiamo creduto e conosciuto che sei il Santo di Dio».

Chi abbandona Gesù, non può trovare un altro salvatore, ma è in una situazione di perdizione, in un vicolo cieco. Invece, la soluzione positiva è quella di accogliere l’amore di Gesù con le sue esigenze, sapendo che queste sono un aspetto necessario del dono generoso e gratuito di Gesù.

L’ideale del cristiano consiste nell’imitare l’amore di Cristo per la sua Chiesa, come ci ricorda l’Apostolo Paolo. Dobbiamo accogliere nei nostri cuori l’amore che viene dal cuore di Cristo, per vivere le nostre relazioni con la generosità che il Signore ci ispira. Così troveremo la vera gioia.

Possiamo allora dire a Gesù, con Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna». Gesù non ha soltanto parole di vita eterna, ma anche un amore eterno, come ci ha dimostrato con la sua passione e la sua croce. Perciò noi vogliamo continuare a seguirlo con tutto il nostro cuore.

Don Ciro Zeno,
rettore San Pietro alla carità, Tivoli