Commento al Vangelo per la XXI Domenica del Tempo Ordinario /C

Introduzione al tema del giorno

Il tema della salvezza e di quelli che si salvano ha conosciuto nella storia diverse posizioni. La tentazione di sentenziare, salvando gli esseri umani che stanno dalla nostra parte e condannando quelli che stanno dall’altra, è costante nella storia degli uomini. Le letture di oggi, invece, presentano una situazione affatto scontata, perché dicono che davanti a ogni uomo c’è una porta stretta e una larga: una aperta, che potrebbe paradossalmente chiudersi davanti a chi si ritiene giusto, e una chiusa che improvvisamente si spalanca di fronte a persone ritenute indegne. Un tema impegnativo.

Per leggere e comprendere

Il tema è impegnativo anche perché gli insegnamenti sulla salvezza, raccolti da Luca e inseriti nel viaggio di Gesù verso Gerusalemme, non sono facili da strutturare, e nemmeno da interpretare. Lo si percepisce già dalla prima risposta di Gesù alla domanda «Signore, sono pochi coloro che si salvano?». La replica di Gesù a questa domanda non è diretta, ma composita: si passa dalla porta stretta a quella completamente chiusa, che poi però si riapre per quelli che vengono da oriente a occidente, introdotti alla mensa del Regno a differenza di altri che rimangono fuori. Questi sconcertanti passaggi introducono anzitutto il lettore nel mondo di Dio, che l’uomo può solo in parte raggiungere, per quel che gli è rivelato. Invece di rispondere direttamente alla domanda sul numero dei salvati, speculando sul loro numero, Gesù interpella gli interlocutori, ponendoli davanti a una decisione. La metafora della porta stretta attraverso la quale bisogna “sforzarsi di entrare” per raggiungere il banchetto escatologico richiama l’appello alla conversione, molto caro a Luca. Ecco il punto decisivo: dare o meno la salvezza non spetta all’uomo, ma a Dio; l’uomo, invece, è chiamato a convertirsi. Un popolo che vuole entrare nella festa escatologica deve prendere sul serio Dio e la sua volontà. Camminare con Dio significa percorrere una strada dura, difficile, dove non sono molti a voler passare. Antonio il grande, padre di tutti i monaci, diceva in modo lapidario: «Ogni mattina mi dico: oggi comincio». Decidersi per Dio, giorno dopo giorno, è la porta stretta da attraversare.

Alla metafora della porta stretta, Luca accosta quella della porta chiusa: «Dopo che il padrone di casa si sarà alzato e avrà chiuso la porta, comincerete a stare fuori e a bussare dicendo: “Signore, aprici!”. Allora rispondendo dirà: “Non so di dove siete”. L’immagine è di una certa durezza, ma risuona di ammonimento perenne soprattutto per coloro che si sentono già salvi, perché «hanno bevuto e mangiato dinanzi a lui e lo hanno udito insegnare nelle loro piazze». L’accento è posto sulla fedeltà giorno dopo giorno. È illusorio ritenersi credenti sulla base di appartenenze e privilegi carismatici, quando essi non si traducono in fede viva e operosa. La fede non vive sul piedistallo delle professioni di fede fatte con le labbra. O, comunque, non basta. Non basta l’ortodossia; è necessaria l’ortoprassi.

La conclusione della pagina evangelica presenta, invece, l’immagine consolante di una porta che si apre agli “ultimi”, che «verranno da Oriente e da Occidente, da Settentrione e da Mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio». Qui non si tratta degli ebrei rigettati (i primi) e dei pagani accolti (gli ultimi) e neppure si tratta, primariamente, di una parenesi che assicurerebbe soltanto ai fedeli l’accesso al banchetto escatologico e agli infedeli la dannazione eterna. Qui si tratta anzitutto della liberalità e della libertà di Dio, che non si lascia rinchiudere dentro le muraglie costruite da logiche puramente umane.

Interrogativi per attualizzare

  1. Noi, uomini di chiesa, dove siamo soliti tracciare il confine tra salvati e dannati? E con quali criteri poniamo gli uni di qua e gli altri di là?
  2. Abbiamo ancora il coraggio di annunciare la via cristiana come una “porta stretta”?

Don Massimo Grilli,
Docente di Sacra Scrittura presso la Pontificia Università Gregoriana e Responsabile del Servizio per l’Apostolato Biblico Diocesano