Commento al Vangelo per la XXII Domenica del Tempo Ordinario /C

Introduzione al tema del giorno

I capitoli 14 e 15 di Luca sono raccolti attorno al motivo del simposio, che costituisce sia il quadro sia il contenuto tematico della sezione. Il legame con le letture della domenica precedente (la XXI) è dato proprio dal tema del banchetto, a cui si accedeva attraverso la porta stretta, mentre quello con la domenica che segue (la XXIII) è dato da una sorta di allargamento di orizzonti proprio attorno alla mensa. Lo sguardo si ferma dapprima sugli invitati al banchetto (la lettura di questa domenica) per poi allargarsi, in una sorta di epilogo, all’evangelizzazione universale (domenica prossima).

Per leggere e comprendere

È la terza volta (dopo Lc 7 e Lc 11) che il terzo Vangelo ci presenta Gesù ospite di un fariseo, e ogni volta abbiamo un insegnamento importante. Nel nostro passo Gesù si rivolge prima agli invitati e poi al fariseo.

Le raccomandazioni agli invitati, sui posti da prendere a tavola erano assai comuni nella società ebraica ed ellenistica del tempo. Ma non è intenzione di Luca trasformare Gesù in un maestro di galateo e di buone maniere. Il discorso si eleva a un altro livello. Gesù prende spunto da un fatto quotidiano per arrivare a un discorso ben più profondo. La quotidianità viene trasferita su un piano simbolico, a servizio di un insegnamento sul Regno di Dio e sulla sua giustizia. «Quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto…» opera un capovolgimento di valori, analogo a quello illustrato nelle beatitudini, un capovolgimento dovuto alla prossimità del Regno. Si tratta di un invito a guardare il mondo e le cose del mondo dal punto di vista degli ultimi. «Ecco, ci sono ultimi che saranno primi e ci sono primi che sono ultimi», aveva detto Gesù poco prima (13,30). Non si tratta di un insegnamento sul distacco dal mondo e dalle cose del mondo, ma dell’assunzione di un altro metro per giudicare la riuscita e il fallimento di una vita. Si tratta di un’esortazione a prendere come misura dell’edificio di Dio non le regole dei costruttori, ma le pietre scartate. E, siccome il banchetto a cui si viene invitati richiama quello eucaristico, che si celebra nelle case della comunità cristiana (At 2,42), abbiamo qui una legge fondamentale che richiama il monito di Paolo ai cristiani della comunità di Corinto: non c’è eucaristia dove ci sono disuguaglianze che umiliano.

Dopo essersi rivolto agli invitati, Gesù indirizza ora la sua parola al fariseo che lo aveva ospitato, invitandolo a un gesto che – se dovesse intendersi sul piano reale – sarebbe alquanto clamoroso perché Gesù chiede di non invitare a pranzo parenti e amici, ricchi vicini e persone benestanti, ma «poveri, storpi, zoppi e ciechi». Ancora una volta, ci troviamo di fronte a una parola che vuole scioccare gli ascoltatori. Il testo riflette profondamente l’interesse di Luca per i poveri e gli emarginati, ma riflette soprattutto un altro punto di vista che appartiene anch’esso alla parenesi lucana: la gratuità di Dio. L’usanza degli inviti reciproci e delle reciproche dimostrazioni di riconoscenza risponde a un sistema “corrispettivo” e non ad una logica “oblativa”. I poveri, gli storpi, i ciechi e gli zoppi non hanno da contraccambiare. Fare loro del bene riflette la gratuità divina. Luca (al pari di Matteo) mette in risalto questa logica nel discorso della pianura, quando pone sulla bocca di Gesù queste parole: «Se amate quelli che vi amano, quale grazia ve ne viene? Anche i peccatori amano quelli che li amano… Siate misericordioso come il Padre vostro è misericordioso» (Lc 6,32-36). Luca chiede alla sua comunità di imitare Dio là dove egli è veramente Padre: nell’amore gratuito e totale che offre senza compenso e senza ritorno.

Interrogativi per attualizzare

  1. Il nostro agire si modella sul “do ut des” o sulla gratuità senza ritorno?
  2. Il nostro annuncio offre contenuti di buon comportamento umano o vie di salvezza divina?

Don Massimo Grilli,
Docente di Sacra Scrittura presso la Pontificia Università Gregoriana e Responsabile del Servizio per l’Apostolato Biblico Diocesano