Introduzione al tema del giorno
Il perdono è il grande tema di questa domenica. Un tema scottante, se si pensa alla mancanza di pietas che di solito contraddistingue le scelte storiche e quotidiane degli uomini. Si sente il bisogno di armarsi sempre più e il perdono costituisce – per molti – una risposta debole ai mali del mondo. Eppure, sia la tradizione ebraica che quella cristiana trovano nel perdono la grandezza di Dio e quella dell’uomo: un tesoro da riscoprire in tempi in cui il dispiegamento della violenza vendicativa sembra essere divenuto l’unico deterrente efficace di fronte alla malvagità dell’uomo.
Per leggere e comprendere
Esiste un limite al perdono? Nella domanda di Pietro, il numero sette indica una demarcazione, un confine ragionevole. I rabbini, infatti, discutevano sul numero delle volte in cui bisognava accordare il perdono. Pietro, con il numero 7 si spinge oltre e indica la disponibilità ad accordare il perdono oltre la misura stabilita dalla prassi. Ma pone sempre un limite.
La risposta di Gesù prende spunto da un canto contenuto nel libro della Genesi e attribuito a Lamech, uno dei discendenti di Caino, ma ne rovescia la logica. Il canto si trova in Gen 4,23-24: «Ada e Zilla udite la mia voce; donne di Lamech, ascoltate il mio dire! Ho ucciso un uomo per una mia ferita e un ragazzo per una mia contusione. Poiché se sette volte sarà vendicato Caino, Lamech invece settanta volte sette». Quella di Lamech è la logica della vendetta senza limiti. A questa logica, Gesù contrappone dapprima una massima (v. 22) e poi un insegnamento parabolico che dà ragione della massima esposta. In fondo, Gesù non risponde alla domanda su “quante volte sia necessario perdonare”, ma offre un criterio basilare su cui fondare il comportamento umano.
La parabola è ben costruita, divisa in tre atti, con una sentenza finale. L’accento del primo atto (vv. 23-27) è posto sull’ultima frase, dove si sottolinea la magnanimità del signore nei confronti di un suo debitore che gli deve qualcosa di smisurato. Nella seconda scena (vv. 28-30) l’accento è posto sulla strategia di contrasto, che emerge a vari livelli. A livello di contendenti, perché nel primo caso colui che aveva perdonato era il signore, mentre nel secondo atto i contendenti sono due servitori; le insolvenze, poi, sono enormemente differenti, perché il servitore perdonato aveva un debito smisurato verso il suo padrone, mentre il suo compagno doveva a lui pochi spiccioli. Ma ecco il paradosso: colui al quale era stato condonato un debito smisurato dal padrone non vuole concedere il perdono al suo collega che gli deve qualche picciolo. L’ultima scena arriva al punto nodale, perché rivela il senso della parabola nell’ira del padrone che rivolgendosi al servitore perdonato dice: «non bisognava che tu avessi pietà del tuo compagno come io ho avuto pietà di te?» (v. 34). Bisogna sottolineare come il giudizio sul servo malvagio che non perdona non viene espresso sulla base della legge (a livello di stretta giustizia il servitore aveva diritto a esigere dal suo collega ciò che gli era dovuto), ma sulla base della misericordia non condivisa. È questo il punto: un debitore non perdona un altro debitore. Il passaggio dal «tu» al «voi» nella sentenza conclusiva coinvolge ogni lettore nella storia raccontata: «Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello» (Mt. 18:35). Un richiamo forte e deciso sul dovere di perdonare. Questo, però, non deve intendersi come un voler approvare tutto o chiudere gli occhi di fronte alle viltà. Di fronte al male va detto un «no» perentorio e ciascuno deve assumersi le responsabilità che gli competono. Si vuole solo richiamare a una profonda verità: non dobbiamo mai dimenticare che, di fronte a Dio, siamo tutti debitori!
Interrogativi per attualizzare
- Proviamo a intavolare in comunità un discorso sul “perdono”. Quando, come e perché darlo?
- Come cambierebbero le nostre relazioni alla luce del fatto che siamo tutti debitori?
Don Massimo Grilli,
Docente di Sacra Scrittura presso la Pontificia Università Gregoriana e Responsabile del Servizio per l’Apostolato Biblico Diocesano