Commento al Vangelo per la XXIX del Tempo Ordinario /B

L’espressione della Prima lettura in cui si dice che a Dio è piaciuto prostrarlo con dolori quest’uomo, che poi conosciamo che è il Figlio di Dio, che è il Cristo nel Nuovo Testamento, “prostrarlo con dolori” significa che allora Dio in qualche maniera viene verso di noi per darci delle croci pesanti, per prostrarci con il dolore, per farci convertire attraverso le difficoltà della vita… Egli il Cristo liberamente offre la sua vita, è piaciuto a Dio prostrarlo con dolori, ma Lui offre la vita liberamente. «Padre se possibile passi da me questo calice, ma non sia fatta la mia ma la tua volontà» il Cristo offre la sua vita liberamente, per amore, si addossa – dice la Scrittura -, le nostre iniquità, i nostri dolori.

E allora possiamo dirlo al Signore in questa domenica, «donaci questo amore del Cristo, donalo anche a noi questo amore, questa possibilità di amare fino al dono della vita!».

Passare attraverso la sofferenza è la strada comune di ogni uomo, se non anche di ogni cristiano, evidentemente. Per noi questa sofferenza è redenta, cioè sfocia nella pace del cuore dell’eternità. Sfocia nella sua grazia, nella grazia di Dio. Cristo ha preso parte alla debolezza della nostra natura, escluso il peccato, questo è una forza grande per noi, perché noi siamo deboli e poi pecchiamo. E Cristo facendosi uomo, nascendo, morendo e risorgendo per noi, nella nostra carne, perché risorge come vero uomo, e porta con sé nell’eternità la nostra carne, il nostro corpo che è il suo corpo – che è uguale al nostro – questo testimonia che Lui ha vissuto le nostre debolezze, tranne il peccato. E allora può liberarci dal peccato, perché ha vinto la morte, e la morte è segno del peccato.

Allora accostiamoci con piena fiducia – come dice la Parola oggi – per trovare misericordia ed essere redenti. Se ci accostiamo per ricevere misericordia e fiducia da Dio, dobbiamo essere attenti a non fare come gli Apostoli nella prima parte del Vangelo, che discutono, in fondo, su chi è più grande, discuteranno su chi primeggerà nei posti principali dell’eternità, se «possiamo sedere alla tua destra o alla tua sinistra».

Il Cristo non fa’ un problema su chi siederà a destra o a sinistra, «questo spetta al Padre, non spetta a me. A me spetta ricordarvi che per sedere nei Cieli siamo chiamati al servizio», come Cristo ha servito gli uomini, nella sofferenza, nella morte, nell’amore, nel servizio dell’accoglienza ai poveri, nel guarire i malati, nel predicare una Parola di salvezza, essere buono e misericordioso verso tutti quelli che lo incontravano, questo è quello che dovremmo fare anche noi.

Se ci accostiamo al Trono della Misericordia, per ricevere misericordia, siamo chiamati a donare misericordia, nel servizio. Per questo un presbitero, un sacerdote, un laico, un religioso, chiunque sia cristiano è chiamato a servire nell’amore gli altri, come Cristo ci ha serviti nell’amore.

Padre Silvano Porta, omv
Rettore del Santuario Nostra Signora di Fatima in San Vittorino Romano.