Introduzione al tema del giorno
Il tema della scorsa domenica viene riproposto con grande vigore anche oggi, soprattutto a motivo dell’accostamento della veemente requisitoria di Amos contro «gli spensierati di Sion» a una delle parabole lucane più celebri: Lazzaro e il ricco epulone. Ancora una volta, dunque, la parola di Dio ci costringe a riflettere su un tema scabroso e di grande attualità, che riguarda i milioni di Lazzaro che bussano alle porte dei paesi benestanti, bramosi di sfamarsi delle briciole che cadono dalla mensa dei ricchi. Un tema che – diciamo la verità – infastidisce, e si farebbe volentieri a meno di affrontare, ma che la chiesa e il mondo non possono eludere. Particolarmente la chiesa, chiamata a essere il segno di un mondo nuovo e giusto davanti agli uomini e alle nazioni.
Per leggere e comprendere
Ogni parabola ha sempre un nucleo centrale, ed è lì che va ricercato il messaggio. Anche nel nostro caso, bisogna evitare di soffermarsi troppo sui particolari e sulle visioni contingenti. La descrizione dell’oltretomba, come pure il rovesciamento della situazione del povero e del ricco nell’aldilà sono formulate secondo la concezione del tempo e secondo la credenza popolare. Il nucleo della parabola è un altro ed è proprio sulla base di questo perno che il testo di Luca si congiunge intimamente al testo del profeta Amos. Il ricco viene condannato non a motivo della sua ricchezza, ma perché non ha ascoltato «la legge e i profeti», ossia non ha rispettato l’alleanza. Sordo al vincolo fondamentale che lo lega a Dio e ai fratelli, ha misconosciuto il povero e, ultimamente, Dio stesso.
Dicevo che è proprio qui che il vangelo si salda con la prima lettura. Come Amos, Luca ricorda che l’ingresso nel Regno non avviene per vie straordinarie o per apparizioni di morti o visioni dell’oltretomba. Perché – è la risposta definitiva di Abramo al ricco epulone – «se non ascoltano Mosè e i profeti, neppure se qualcuno risorge dai morti saranno persuasi». Al pari di Amos, anche Luca lascia comprendere che la via della salvezza è la fedeltà quotidiana in un’obbedienza fattiva e responsabile a Dio e agli uomini. Tornano alla mente le parole del Deuteronomio: «…quando avrai mangiato e ti sarai saziato, quando avrai costruito belle case e vi avrai abitato, quando avrai visto il tuo bestiame grosso e minuto moltiplicarsi, accrescersi il tuo argento e il tuo oro e abbondare ogni tua cosa, il tuo cuore non si inorgoglisca in modo da dimenticare il Signore tuo Dio…» (Dt 8,12-14).
Gesù esprimerà lo stesso concetto ribadendo: «a chi è stato dato molto, sarà chiesto molto» (Lc 12,48b). E, quando parlerà dei criteri di salvezza e di giudizio, dirà che non basta aver confessato «Signore, Signore… », ma sarà necessario aver saldato la propria confessione di fede con l’amore per l’indigente (cf. Mt 25,31-46). È su questa verità fondamentale dell’alleanza che si fonda la responsabilità verso i poveri. Ritornare all’alleanza significa ritornare a proclamare Dio come Signore della terra e dei beni che essa contiene. La terra è di Dio e non è giusto che alcuni uomini e nazioni se ne approprino. Lo diceva senza paura Giovanni Crisostomo: «Dio, in principio, non ha creato questo ricco e quello povero e, quando chiamò gli uomini all’esistenza, non mostrò all’uno numerosi tesori pieni d’oro, mentre impedì all’altro di scoprirli, ma consegnò a tutti la stessa terra. Perché dunque, dal momento che essa è comune, tu hai tanti e tanti ettari, mentre il tuo vicino non ha nemmeno un pugno di terra?… Non è forse un male possedere da soli i beni del Signore, godersi da soli ciò che è comune a tutti? Non è forse di Dio la terra e quanto contiene?… Il mio e il tuo sono pure e semplici parole: non hanno un fondamento reale».
Interrogativi per attualizzare
- Siamo ancora capaci, come chiesa, di testimoniare che gratuitamente abbiamo ricevuto e gratuitamente siamo chiamati a dare?
- Qual è il nostro impegno per la giustizia?
Don Massimo Grilli,
Docente di Sacra Scrittura presso la Pontificia Università Gregoriana e Responsabile del Servizio per l’Apostolato Biblico Diocesano