Commento al Vangelo per la XXVII Domenica del Tempo Ordinario /B

Le letture della XXVI domenica del Tempo Ordinario sono una bellissima parola sull’amore sponsale tra l’uomo e la donna, così come è nel piano di Dio. Il Vangelo si apre con una domanda dei farisei che chiedono a Gesù “se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie”. Questa domanda, a ben vedere, non riguarda solo i farisei di 2000 anni fa, ma è una questione che abita il cuore di molti uomini e donne di oggi. Potremmo infatti esplicitarla in questo modo: “io finora ho sempre ho sopportato tutto, ho perdonato, non l’ho ammazzato, mi sono piegato/a, ho fatto buon viso a cattivo gioco, ma per favore ditemi … c’è un limite a tutto questo? Arriva un punto in cui io posso salvare la mia vita? Mi è lecito salvarmi? Fino a che punto devo amare e perdonare?”  Questo è il problema espresso da questo vangelo. Gesù risponde in maniera stupenda: «Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli, ma da principio non fu così». Gesù indica la radice del problema, dei nostri problemi: il cuore! Sklerokardìa è un termine rarissimo nel Nuovo Testamento, usato solo nel brano di oggi, nel parallelo di Matteo, e nel finale di Marco, quando Gesù, apparendo risorto ai discepoli, li rimprovera per la loro incredulità e durezza di cuore. La sklerokardìa nasce dunque dalla mancanza di fede: “denota l’ostinata insensibilità umana agli annunci della volontà salvifica di Dio che domanda di essere accolta nel ‘cuore’, nel centro della sua vita personale” (Kittel). Quando il cuore dell’uomo non è più irrorato dalla grazia e dalla misericordia di Cristo, diventa duro, insensibile, arido, sterile e quindi è naturale che ognuno deve pensare a salvare quella poca autonomia che gli è rimasta per vivere. È naturale che il problema è trovare il modo per dire: “c’è un’eccezione alla regola? C’è un modo pulito per mettere fine a tutto? Anche Mosè lo dice!” Gesù non si lascia però irretire dalla loro malizia, e con amore, per guarire il loro cuore, annuncia loro di nuovo la chiamata originale nella quale sono stati creati. Perché il matrimonio, tale come traspare dalle parole di Gesù, è la Buona Notizia dell’amore nel quale Dio, “al principio”, ha creato l’uomo maschio e femmina perché fossero una sola carne che nessuno avrebbe dovuto mai separare. Nella creazione dell’uomo e della donna c’è una complementarietà, che necessariamente comporta diversità: “voglio fargli un aiuto che gli corrisponda” o meglio, secondo l’originale ebraico, “voglio fargli un aiuto che gli vada contro”. Questa diversità è voluta da Dio. Oggi si arriva alla crisi nel momento in cui si vede la diversità dei temperamenti, la difficoltà di sopportarsi ogni giorno, per tutta la vita. Alla fine, allora si decide: separiamoci. Ma è proprio nella crisi, nel momento in cui sembra che non se ne può più, che realmente si aprono nuove porte e una nuova bellezza dell’amore. «Una bellezza fatta solo di armonia non è una vera bellezza. La vera bellezza ha bisogno anche del contrasto. L’oscuro e il luminoso si completano. Anche l’uva per maturare ha bisogno non solo del sole, ma anche della pioggia, non solo del giorno, ma anche della notte … Gli sposi devono imparare insieme ad andare avanti, anche per amore dei bambini, e così conoscersi di nuovo, amarsi di nuovo in un amore molto più profondo, molto più vero» (Benedetto XVI). Cos’è allora che vince la nostra sklerocardia, cioè la nostra incapacità di amare l’altro quando è troppo diverso da noi? Come poter tornare alle origini? Solo con la grazia di Cristo, Lui, morto e risorto, ci dà una nuova capacità di amare, indispensabile per andare oltre ogni barriera e muro. Questa è la Buona Notizia di questa domenica: con il Signore Gesù Cristo appare un nuovo modo di vivere, si può amare fedelmente, si può amare fino in fondo, senza paura di perdersi, senza fare calcoli, senza aver paura di morire davanti ai difetti dell’altro.

Chiediamo al Signore di poter accogliere nelle nostre vite questa parola di salvezza, accoglierla con il cuore da bambini, cioè come chi nella vita è disposto ad imparare da Qualcun altro.

Don Daniele Masciadri,
vicario parrocchiale Nostra Signora di Lourdes, Albuccione di Guidonia