Continuando la lettura del Vangelo di Marco, la liturgia ci presenta il miracolo al cieco di Gerico, Bartimeo. Sotto la guarigione fisica di un non vedente c’è un significato profondo, che è la manifestazione della divinità di Gesù e del dono della Fede per il credente. La domanda che campeggia forte è «che cosa vuoi che io faccia per te?», l’abbiamo udita anche domenica scorsa, quando Gesù rassicurava Giovanni e Giacomo davanti alla incertezza del loro futuro.
Incredibile sentire che qualcuno ci dica: “che cosa vuoi che io faccia per te?”, se ce lo dice Dio quant’è grande questo dono! E non c’è un limite da parte nostra nel chiedere, il limite sta nella fede, sta nel quanto noi ci crediamo veramente.
Cosa chiederemmo noi, cosa chiederei io? Questa è la domanda che risuona nel cuore, si interroga il mio io, cosa cerca nella sua vita? Cosa veramente vale la pena di chiedere al Signore? Bartimeo ha chiesto: «che io riabbia la vista», che bello riconoscere un cieco, che bello riconoscere uno che sa anche dove trovare la soluzione al suo problema. È uno che chiede il dono che ha perduto, il senso spirituale; così Bartimeo è l’immagine del credente che cerca non solo la luce degli occhi, non solo la guarigione del corpo, ma la luce per la sua anima, per la sua esistenza. L’incontro del cieco con Gesù è l’incontro di chi non crede, di chi fa fatica a credere, con la fonte della luce! Bartimeo ci insegna a cercare, ci insegna a pregare e a credere. Cos’è allora la preghiera? La preghiera, ci dice Bartimeo, è stare seduti e mendicare; la preghiera è sentire la presenza di Gesù che sta passando, la preghiera è sentirsi miseria e chiedere Misericordia. Non occorrono tante parole per pregare, occorre tanta voce, occorre gridare nel cuore!
“Lo rimproveravano perché tacesse” ci dice il Vangelo; se la fede tante volte, come la preghiera, non è messa alla prova da chi ci sta intorno, non ha la possibilità di crescere, non ha la possibilità di irrobustirsi nella perseveranza; ma è questo che attira Gesù e attira quelle parole meravigliose: «vai la tua fede ti ha salvato». È il frutto di un incontro con il Salvatore, che ci darà grazia di tornare a vedere di nuovo e da questo vedere il cieco lo seguiva lungo la strada. Grandi cose ha fatto per noi il Signore. Ha avuto compassione e ci riporta tra le consolazioni di una via dritta.
Aggiungerei ancora per finire che il Vangelo non è Vangelo senza Maria, la Madre, è lei che ci prende per mano e che ci conduce dal Signore, quando siamo nel buio, è lei che ci insegna a pregare con certezza di Fede, sperando contro ogni speranza e contro ogni ostacolo, è lei che, dopo che abbiamo lasciato il mantello dei ciechi, ci mette sotto il suo manto di luce, il suo manto di pace. È la Madre che nel cammino della vita ci aiuta a capire chi è Gesù, ci aiuta a capire dove ci porta, e ci tiene sempre per mano. Buona domenica.
Don Alfredo Conforti,
parroco di Sant’Andrea Apostolo, Gallicano nel Lazio