Commento al Vangelo per la XXXI Domenica del Tempo Ordinario /A

Introduzione al tema del giorno

È sempre difficile dover riconoscere che nelle comunità ecclesiali albergano gli stessi dispositivi di arrivismo e ipocrisia che regolano la società umana. È sempre difficile scoprire che anche nei credenti s’annida un’incapacità endemica a stabilire relazioni vere, autentiche, senza finzioni e senza baratti… Le letture di questa domenica scavano nel profondo, mettendo il dito su una delle piaghe più comuni nella nel mondo degli uomini e nella chiesa di Dio. Un messaggio duro, ma allo stesso tempo necessario, perché il riconoscimento del peccato è il primo indispensabile passaggio per costruire una comunità che intende vivere secondo il volere di Dio.

Per leggere e comprendere

Nel mondo cristiano, i farisei vengono spesso presentati in modo improprio e, sostanzialmente, ingiusto. È vero che il capitolo 23 di Matteo – con i suoi «guai a voi scribi e farisei ipocriti…» – è un testo molto violento e meraviglia non poco trovare queste invettive sulla bocca di Gesù il quale, tra l’altro, con alcuni Farisei aveva un rapporto amichevole (cf. soprattutto Lc). Perché tanto accanimento di Matteo contro uno dei gruppi giudaici più zelanti e più attenti alla santità della Legge di Dio? Le ragioni storiche e teologiche sono diverse, e non è il caso di soffermarvisi ora. Una cosa però sembra ormai accertata: Matteo, formulando rimproveri così cocenti, non aveva di mira soltanto la cecità di alcuni maestri giudei nei confronti di Gesù messia, ma era altresì preoccupato dell’ipocrisia e della brama di potere che stava insinuandosi nella chiesa di Cristo.

Lo aveva capito bene Girolamo, quando scrisse: «Guai a noi che siamo ricaduti nelle colpe dei Farisei!». Difficile non dargli ragione, quando si osserva come anche oggi, nella chiesa di Cristi, regni tanta bramosia di primi posti, tanta ipocrisia e verbalismo vuoto, tanto ritualismo sterile… Alla stregua dei profeti, il Gesù di Matteo mette in guardia le comunità cristiane dal ripercorrere le strade della doppiezza e della presunzione, tipiche di ambienti religiosi e secolari del tempo di Gesù e di ogni tempo.

«Voi invece…» è un monito rivolto alla comunità cristiana, che rischia di percorrere la strada del secolarismo e del “fariseismo”. Le regole comunitarie sotto forma di proibizioni – «non fatevi chiamare “rabbi”… e non fatevi chiamare “dottori”», con le due sentenze conclusive «il più grande tra voi sarà vostro servitore e chiunque si esalterà sarà abbassato e chi si abbasserà sarà esaltato» costituiscono la strada maestra perché la comunità cristiana non diventi un sistema “mondano”. Ovviamente non si interdice l’e­sercizio di guida o di magistero (cf. 16,19), né si proibisce la responsabilità di ammonire il fratello (cf. Mt 18,18). Tuttavia, ponendo Cristo come l’unico maestro e l’unica guida della comunità, e Dio come l’unico Padre, si sot­tolinea decisamente che tutti – compresi i responsabili, i maestri e i sapienti… – tutti sono discepoli e fratel­li. Uno solo è il Maestro: il Cristo!

È evidente così che il modello di chiesa proposto da Matteo capovolge completamente il tipo di sistema fondato sul “potere sacrale”, assoluto e inappellabile. Il Vangelo che più insiste sul “primato” di Pietro è pure il Vangelo che dice, in tutta chiarezza, che l’autorità nella chiesa va vissuta unicamente come diakonia ed è legittimata soltanto dall’impegno di servire all’edificazione di tutti. Solo dove c’è diakonia esiste koinonia, perché la comunione autentica si crea nella gratuità e nell’accoglienza reciproca.  Non è il curriculum che conta nella chiesa, né l’elenco delle prestazioni, ma la testimonianza viva di carità e di verità, di libertà regalata e gioiosa, di relazioni fondate sulla charis e sull’ agapê.

Interrogativi per attualizzare

  1. Quali sono le ipocrisie più comuni nelle nostre comunità e cosa fare per uscirne?
  2. Quali servizi sono considerati e quali, invece, disprezzati? Esiste una concorrenza per posti più appariscenti e remunerativi?  Cosa fare?

Don Massimo Grilli,
Docente di Sacra Scrittura presso la Pontificia Università Gregoriana e Responsabile del Servizio per l’Apostolato Biblico Diocesano