Commento al Vangelo per la XXXII Domenica del Tempo Ordinario /A

Introduzione al tema del giorno

La ricerca di Dio è uno dei temi più affascinanti e impegnativi dell’esperienza umana. Santi e peccatori, credenti e laici, letterati e uomini comuni…, tutti avvertono – prima o poi – la nostalgia di un Volto, che affascina e inquieta, cattura ed esige. Le letture di questa domenica presentano la ricerca e l’attesa come un distintivo essenziale del credente. Di fronte alle molteplici necessità dell’uomo, alle richieste impellenti e immediate dei singoli e delle collettività, al credente non è certo consentito di chiudere gli occhi, ma neppure di abbandonarsi ai facili richiami dell’immediato. I credenti sanno che Qualcuno li attende e diventa, dunque, fondamentale saper vivere l’attesa.

Per leggere e comprendere

La pagina di Matteo presenta Colui che attende come lo sposo. Il tema di Dio sposo è molto caro all’Antico Testamento che, sempre, ha letto il legame tra JHWH e il suo popolo come un legame non solo giuridico, ma affettivo e sponsale. Per convincersene, basterebbe leggere lo splendido carme esposto nel capitolo secondo di Osea, dove l’alleanza tra Dio e Israele non viene presentata come un patto giuridico tra alleati, ma come una storia nuziale, intrisa di tenerezze e gelosie, tradimenti e ritorni. Anche il profeta Isaia, nel capitolo 54 del suo libro – parlando del rapporto tra Dio e il popolo – sottolinea che YHWH non è solo il creatore, ma anche lo sposo che, stringendo un patto matrimoniale con la sposa Israele, le ha tolto il disonore della donna abbandonata e, perdonando la sua infedeltà, le ha cancellato la vergogna.

Matteo inserisce la relazione sponsale in una parenesi che concerne la vigilanza. Alla sua comunità che, dopo gli entusiasmi iniziali dell’adesione a Cristo, rischiava il sonno e la pigrizia, Matteo ricorda il dovere della vigilanza, mediante tre parabole, che vertono tutte sul tema dell’attesa: il servitore che attende il ritorno del suo signore, le dieci vergini sagge che vanno incontro allo sposo e i servitori che mettono a frutto i doni loro affidati.

Nella lettura delle parabole non dobbiamo cercare a ogni costo una rispondenza alla realtà. Nella parabola delle dieci vergini ci sono diversi elementi inverosimili e piuttosto strani alla luce delle conoscenze che abbiamo degli usi e costumi ebraici del tempo. Inoltre, l’assenza della menzione della sposa, il sonno di «tutte» le vergini durante l’attesa, l’improbabile invito a comprare olio in piena notte e il rifiuto di offrire un po’ del proprio… sono tutti aspetti a cui non deve essere dato un peso eccessivo. Ciò che conta, nella prospettiva di Matteo, è la responsabilità che ciascuno deve avere nell’attesa dell’evento decisivo. Una responsabilità, tuttavia, che non va compresa come un coacervo di precetti morali da adempiere e obblighi da soddisfare, ma come gesti di amore, perché si tratta dell’attesa e della nostalgia dell’Amato, che è ancora lontano.

Se usciamo dalla metafora, il Vangelo di oggi insegna che l’attesa cristiana non deve impregnarsi né della pigrizia irresponsabile di fronte agli eventi che segnano la vita dell’uomo, né della voracità che tutto brama e distrugge. La sicurezza di andare incontro allo sposo rende i cristiani delle sentinelle attente e sensibili, che sanno scrutare nella notte e sanno vigilare in attesa della visita, senza venir meno alla fedeltà al proprio compito. A una comunità distratta e insonnolita, Matteo ricorda che l’incontro con il Cristo avviene là dove si è posti, nel rapporto di responsabile dedizione al compito a cui siamo stati chiamati, giorno dopo giorno.

Interrogativi per attualizzare

  1. C’è ancora spazio oggi per la ricerca e l’attesa dell’«Altro» oppure si è troppo indaffarati o dormienti, incapaci di guardare oltre i nostri angusti confini?
  2. Quali gesti porre e quali segni offrire per dare speranza a chi non aspetta più nulla?

Don Massimo Grilli,
Docente di Sacra Scrittura presso la Pontificia Università Gregoriana e Responsabile del Servizio per l’Apostolato Biblico Diocesano