Commento al Vangelo per la XXXII Domenica del Tempo Ordinario /C

Introduzione al tema del giorno
La risurrezione è il motivo dominante di questa domenica. Senza alcun dubbio un motivo centrale, non solo nella vita della prima comunità cristiana, ma nella chiesa di ogni tempo, perché senza risurrezione non c’è fede né speranza. Senza risurrezione non c’è nulla di nuovo sotto il sole e niente potrebbe essere detto agli uomini che non sia già consumato dal regno della morte che abita nelle viscere della terra. Isacco il siriaco identificava “il peccato” con la negazione della risurrezione e se ne comprende molto bene la ragione, perché negare la risurrezione significa negare la fedeltà di Dio: come se Dio si dileguasse nel momento supremo, che è quello della morte. Negare la risurrezione, significa negare il coinvolgimento di Dio nella storia dell’uomo.

Per leggere e comprendere
Il dibattito di Gesù con i sadducei affonda le sue radici nelle discussioni che avvenivano nei circoli del giudaismo contemporaneo a Gesù e nella contrapposizione tra i farisei e i sadducei sul tema della risurrezione. I sadducei, che negavano la risurrezione dei morti, si avvicinano a Gesù con intento polemico ed espongono una situazione paradossale. Nella loro logica di carattere agnostico, basterebbe portare alle estreme conseguenze la legge del levirato per dimostrare che la risurrezione è impossibile. A loro parere, il caso dei sette fratelli, sposi di un’unica donna, serve solo a dimostrare l’insensatezza di questa credenza.
Come spesso accade, Gesù sposta il discorso su un altro piano, smascherando – allo stesso tempo – la superficialità degli interlocutori nel comprendere le cose di Dio. Parlando del Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe, Gesù riconduce il discorso all’alleanza di fedeltà, promessa ai padri e manifestata in tutta la storia di Israele. La risurrezione non è un semplice miglioramento della condizione attuale. La risurrezione ha un legame fondamentale con la fedeltà di Dio, con la sua alleanza santa che, essendo una relazione di vita, è viva come la vita, sempre nuova e da rinnovare.
È impensabile immaginarla secondo categorie umane o disegnarla con i parametri propri della vita naturale, perché essa appartiene al mondo di Dio e alla sua decisione di stare dalla parte dell’uomo.
L’affermazione che Dio non è un Dio dei morti, ma dei viventi significa riconoscere una forza che feconda la storia, nonostante le ingiustizie, le oppressioni e la morte che sembra regnare sovrana nelle vicende del mondo. Credere nel Dio dei viventi significa credere nel seme di Dio, che feconda il deserto arido e senza amore. Con questo non si vuole negare la necessità di un’analisi culturale e politica per comprendere l’uomo e la sua storia e per porre rimedio ai mali che affliggono. La scienza, l’arte, le strutture e le invenzioni umane… sono non solo necessarie, ma indispensabili per sconfiggere il negativo della vita. Ci sono terreni che bisogna esplorare, rotte che bisogna percorrere.
Lo sforzo dell’intelligenza costituisce la nobiltà dell’uomo. Ma non è tutto. O meglio, è tutto quando è fatto per amore, in nome di un amore che dona la vita e che crede nella vita anche quando viene crocifisso e tutto sembra perduto. È solo la fedeltà per amore che trasforma un patibolo in strumento di salvezza; è l’amore che dà efficacia all’impegno umano. La risurrezione non è altro che la vittoria della croce, vissuta per amore. Allora, come afferma Giovanni Crisostomo, «grazie alla croce non andiamo più errando nel deserto, perché conosciamo il vero cammino; non restiamo più fuori della casa del re, perché abbiamo trovato la porta; non siamo più nella solitudine, perché abbiamo ritrovato lo sposo; non abbiamo più paura del lupo, perché abbiamo ormai il buon pastore…».

Interrogativi per attualizzare

  1. Cosa significa la risurrezione nel mondo di oggi?
  2. Riusciamo a vedere germi di risurrezione nel vissuto quotidiano?

Don Massimo Grilli,
Docente di Sacra Scrittura presso la Pontificia Università Gregoriana e Responsabile del Servizio per l’Apostolato Biblico Diocesano