Introduzione al tema del giorno
Le letture di questa domenica procedono nel solco scavato già nella precedente. Anche la parabola odierna, che nel Vangelo di Matteo, segue quella delle dieci vergini, insiste sul tema dell’attesa responsabile, che era stato al centro della nostra attenzione domenica scorsa. E tuttavia, in questo costante ritorno di temi e motivi, si aprono sempre orizzonti nuovi, che il credente è chiamato a scrutare, senza stancarsi, perché «la parola di Dio è sempre viva, efficace, più tagliente di ogni spada a doppio taglio» (Eb 4,12).
Per leggere e comprendere
La parabola sui servi “fedeli” e su quello “inutile” – come le due parabole precedenti che si trovano nello stesso capitolo – pone in forte contrasto le due possibilità che i cristiani hanno davanti a sé nell’assolvimento del loro compito di responsabilità nei confronti della storia. I talenti investiti dai primi due servi e quello sotterrato dal terzo sono le due strategie possibili di fronte al compito che ci è stato assegnato. La fuga dalle responsabilità è la via scelta dal servo “inutile”: una strategia dettata dalla paura e dalla pigrizia: «ho avuto paura… e ho nascosto il tuo talento nella terra…». La disaffezione nei confronti della terra è propria a molti cristiani i quali, delusi dall’intollerabilità delle situazioni, si rifugiano in uno spiritualismo disimpegnato e inconcludente. Forse non è affatto privo di senso che il servo inattivo sia quello che ha ricevuto un solo talento. La risposta al servo inadempiente era già nella prima lettura che tesseva le lodi di una sapienza espletata nel quotidiano, nelle piccole cose di cui si dispone. “Procurarsi e lavorare lana e lino, stendere la mano alla conocchia e girare il fuso, dare un’elemosina al povero…” sono gesti che appartengono alla vita di tutti i giorni. Sembra quasi che il testo voglia metterci in guardia dal cercare la Sapienza divina negli eventi straordinari. È nel quotidiano che si nasconde il tesoro. Lo metteva bene in luce Martin Buber, quando scriveva: «nell’ambiente che avverto come il mio ambiente naturale, nella situazione che mi è toccata in sorte, in quello che mi capita giorno dopo giorno, in quello che la vita quotidiana mi richiede: proprio in questo risiede il mio compito essenziale, lì si trova il compimento dell’esistenza messo alla mia portata… Quand’anche la nostra potenza si estendesse fino all’estremità della terra, la nostra esistenza non raggiungerebbe il grado di compimento che può conferirle il rapporto di silenziosa dedizione a quanto ci vive accanto. Quand’anche penetrassimo nei segreti dei mondi superiori, la nostra partecipazione reale all’esistenza autentica sarebbe minore di quando, nel corso della nostra vita quotidiana, svolgiamo con santa intenzione l’opera che ci spetta. È sotto la stufa di casa nostra che è sepolto il nostro tesoro».
In realtà, abbiamo sempre poco tra le mani e la fedeltà non va commisurata sulla grandiosità dei progetti realizzati, ma sulla disponibilità a far fruttare il poco di cui disponiamo. Il messaggio del testo potrebbe sembrare un incauto ottimismo, che fa affidamento sull’opera delle mani dell’uomo e sulla fiducia nel progresso. È vero, invece, che mai come oggi abbiamo avvertito la precarietà dei processi storici nati all’insegna della fiducia nel progresso. E tuttavia, ci rendiamo conto che questa Parola non ci è data per accrescere le nostre illusioni o le nostre delusioni, ma per fondare la nostra responsabilità. Quello che ci viene chiesto non è un’assoluta e sterile fiducia nelle risorse umane, ma una fede operosa, che si adopera, giorno dopo giorno, perché il mondo che viene sia bello per tutti.
Interrogativi per attualizzare
- Di fronte alla grande storia e alla vita quotidiana, mi nutro maggiormente di illusioni o di delusioni?
- A quale compito sono richiamato dalle letture odierne?
Don Massimo Grilli,
Docente di Sacra Scrittura presso la Pontificia Università Gregoriana e Responsabile del Servizio per l’Apostolato Biblico Diocesano