Commento al Vangelo per la XXXIII Domenica del Tempo Ordinario /C

Introduzione al tema del giorno

Parlare di escatologia è sempre un rischio, perché il discorso viene spesso frainteso e identificato con un genere catastrofico, che annuncia la fine del mondo, la ricompensa dei giusti e la punizione dei malvagi. In realtà, si tratta di ben altro, almeno nel contesto biblico e, specificatamente, evangelico. Si tratta di un’assunzione di responsabilità, perché il mondo si trova su un crinale, oggi più che mai. La situazione ecologica, i pericoli provenienti dalla corsa al riarmo e dall’eccesso tecnologico… ci spingono a guardare in faccia il pericolo imminente e a farcene carico. Sul crinale della storia, i cristiani hanno un compito, ed è di questo che ci parla oggi Luca.

Per leggere e comprendere
Il cosiddetto discorso escatologico prende l’avvio dall’ammirazione di alcuni membri del popolo per il tempio. Gesù, però, scava più a fondo nella storia di quelle pietre e in ciò che, agli occhi di tutti, appare come splendore indistruttibile, scorge anche lutti, menzogne, uccisioni e morte… e ne predice la fine. Eppure, a ben riflettere, non è questo il messaggio centrale del Vangelo odierno. Che l’interesse di Luca non verta essenzialmente sulla distruzione del tempio è ben comprensibile dalle ammonizioni che seguono. La scomparsa del tempio di Gerusalemme (non si deve dimenticare che il Vangelo è stato scritto dopo quell’accadimento!) costituisce solo l’occasione per un discorso ben più profondo e basilare: come vivere in tempo di crisi e di distruzione e come comportarsi quando la forza vitale sembra esaurirsi e da tutti gli angoli affiora la forza della decadenza e della corruzione. I discepoli di Gesù sono chiamati a misurarsi con un tempo nel quale le garanzie visibili vengono meno (il tempio è una tra le più importanti) e a fare i conti con una fede spoglia di sovrastrutture, una fede che vive solo grazie all’autenticità e all’obbedienza.
Nel breve stralcio dell’odierno vangelo domenicale, soprattutto due mi sembrano gli ammonimenti rivolti a noi dalla Parola. Il primo è un richiamo a non lasciarsi fuorviare. Il pericolo dell’inganno proviene dalla predicazione dei falsi profeti, che Luca non identifica con i falsi messia che emergevano qua e là nel mondo giudaico, ma con dei discepoli appartenenti alla stessa comunità cristiana, i quali – forse a motivo della difficile situazione presente – facevano false profezie sulla parusia imminente. Il discorso non è nuovo. Già i profeti classici si erano cimentati con le illusioni diffuse tra il popolo dai falsi profeti. Isaia manifesta egregiamente ciò che il popolo si aspetta: non fateci profezie sincere; dite cose allettanti, profetizzate illusioni (30,10). Troppo pesante è il fardello della vita perché l’uomo possa fare a meno di falsi profeti e illusionisti di ogni tipo. Troppo difficile possedere una fede nuda, spoglia dell’eccezionalità e delle rassicurazioni. Il monito di Gesù mette l’accento sull’unica Parola che deve guidare la vita del discepolo.
Il secondo ammonimento concerne la perseveranza nelle tribolazioni e nelle persecuzioni: con la perseveranza guadagnerete le vostre vite. La tragedia e la grandezza della missione, così come l’avevano sperimentata i profeti classici, e soprattutto Geremia, era legata proprio alla perseveranza.
Colpisce l’importanza che il Nuovo Testamento riserva alla perseveranza. Avere fede comprende il momento della fedeltà e una fede che non diventa perseveranza non può definirsi autentica. Quasi tutti sono capaci di un atto di eroismo, una volta tanto. Più difficile è, invece, ripeterlo ogni mattina, nel logorio della vita. In mezzo al perbenismo e al cinismo, alla decadenza e alla corruzione… sul crinale della storia, il cristiano è chiamato a testimoniare giorno dopo giorno la fedeltà di Dio.

Interrogativi per attualizzare
1. Quali sono oggi gli inganni principali a cui aderiscono anche le nostre comunità cristiane?
2. Perché è così difficile oggi rimanere fedeli? Ci dobbiamo rassegnare all’evidenza dei fatti?

Don Massimo Grilli,
Docente di Sacra Scrittura presso la Pontificia Università Gregoriana e Responsabile del Servizio per l’Apostolato Biblico Diocesano