Introduzione al tema del giorno
È stato ripetuto più volte, e in diversi contesti, che l’immagine di Dio dipende spesso dalla percezione che di lui si ha in una determinata epoca e in un determinato contesto culturale. La festa di Cristo re non è esente da questa ambiguità. Se, da una parte la Bibbia non lascia dubbi sul fatto che Dio sia re dell’universo, dall’altra, parlando della regalità di Dio, la Bibbia presenta delle caratteristiche che esulano totalmente dalla percezione che della regalità ha l’uomo moderno. Cosa significa, allora, celebrare oggi la festa della regalità di Cristo? Il testo di Lc 23 aiuta a comprendere.
Per leggere e comprendere
Sotto molti aspetti, il racconto di Luca sulla crocifissione e morte di Gesù non diverge da quello degli altri due Sinottici, ma alcune differenze sono notevoli. Luca, prima di ogni altro aspetto, ricorda che la crocifissione di Gesù tra due malfattori avviene secondo la parola di Is 53: è stato annoverato tra gli iniqui (senza legge). Solo Luca interpreta la passione alla luce di Is 53 ed è sintomatico che, di quel testo del Primo Testamento, Luca n on citi la funzione vicaria della morte del servitore né l’esaltazione ad opera di Dio. La croce per Luca è la prova suprema della solidarietà di Dio con il mondo dei peccatori: da qui scaturisce la vittoria di Dio e la sua gloriosa regalità. E non solo perché Gesù viene annoverato tra gli iniqui, ma soprattutto perché vince la triplice tentazione proveniente dai capi del popolo, dai soldati e da uno degli stessi malfattori, tentazione che si esprime sempre con lo stesso invito: salva te stesso! Mentre Marco sottolinea maggiormente l’impotenza di Gesù, Luca riconosce a Gesù la possibilità di salvarsi e richiama l’invito fatto a Gesù di sfrutta re a proprio vantaggio la sua regalità.
Era stato proprio questo il motivo del fallimento della monarchia in Israele. Il re “unto” era chiamato a esercitare la sua autorità, agendo a favore dei deboli, delle vedove, degli orfani e degli stranieri, che erano le categorie più a rischio nella società. I re del regno del nord e del regno di Giuda, invece, avevano invece agito per sé stessi traendo ogni vantaggio dalla loro posizione. Il crollo della monarchia fu letto dai profeti proprio in questa ottica: i re avevano mostrato indifferenza verso gli ultimi contravvenendo al Volere di Dio. Luca ci presenta la regalità di Gesù su vie completamente diverse. Per Luca Gesù può salvare sé stesso, ma non lo vuole: Gesù resta solidale con l’uomo peccatore fino in fondo e, così, manifesta il paradosso della sua regalità. Sulla croce non è più Dio che giudica l’uomo ma è Dio che si lascia giudicare dall’uomo, rispondendo alla violenza distruttiva con un nuovo inizio, segnato dal perdono. Questo significa che l’eterna volontà di amore di Dio non abbandona l’uomo nemmeno là dove egli si pone contro Dio. Infatti, secondo Luca, la prima parola di Gesù in croce è una richiesta di perdono per i suoi carnefici, ed è proprio dalla posizione “in mezzo ai malfattori” che scaturisce questa offerta di perdono divino. Qui la logica asimmetrica è più palpabile che negli altri due Sinottici: il Re «giusto giudice» trova la sua morte definitiva, perché al primo posto non è più l’ordine da ristabilire, ma l’uomo da salvare.
Si potrebbe anche dire che dalla fede cristiana ci si attende «che sappia nuovamente tracciare per noi e in noi quel cammino che va dalla violenza universale alla riconciliazione». Allora – e solo allora – il Regno di Dio avrà raggiunto la sua pienezza.
Interrogativi per attualizzare
1. Regalità e potere, a tutti i livelli (politici, sociali e personali) sono tentazioni perenni: per l’uomo di ieri come per quello di oggi. Quali sono le forme di potere che esercitiamo
2. Continuiamo a dirci che il potere è servizio. Nelle nostre comunità è veramente così?
Don Massimo Grilli,
Docente di Sacra Scrittura presso la Pontificia Università Gregoriana e Responsabile del Servizio per l’Apostolato Biblico Diocesano