Introduzione al tema del giorno
Le tre letture di questo nuovo inizio ci stimolano a riflettere sul tempo e sulla pienezza del tempo nel segno della Benedizione. Ecco il grande tema di questo primo giorno dell’anno: il tempo dell’uomo e la Benedizione di Dio. Una Benedizione che dà senso a questa nostra storia tormentata, a questo nostro nascere e morire.
Leggere e comprendere
La benedizione è un dono incomparabile, perché solo Dio ne è in possesso. Nemmeno Abramo, il benedetto, possiede dentro di sé la sorgente della benedizione. È solo grazie a Dio che Abramo diventa benedizione per il suo popolo e per tutte le nazioni. L’uomo non è la fonte della benedizione, perché non è la sorgente della vita. Soltanto Dio può assicurare fecondità, prosperità e pace. Certo l’uomo può, e deve, essere costruttore del mondo, ma deve farlo con la coscienza di essere in possesso solo di frammenti, non della pienezza. Il mistero non appartiene all’uomo. Nelle sue mani è la politica, l’arte, la scienza… cammini necessari – anzi, indispensabili – ma frammenti, appunto, che non aprono la porta del mistero.
E tuttavia – ed è il secondo aspetto delle letture odierne – se la terra e l’uomo sono stati benedetti, questo significa che la forza e la fedeltà di Dio, il suo soccorso e il suo amore fanno il loro ingresso nel mondo e accompagnano l’uomo nel suo andare e venire… Se Dio ha benedetto, anche il frammento acquista un senso. L’uomo non ha stabilità, ma se Dio benedice, anche la radicale transitorietà umana diventa epifania dell’eternità divina.
Il brano evangelico offre un impulso ulteriore a questa riflessione. Nell’annuncio della nascita di Gesù ai pastori, che precede immediatamente il brano odierno, era risuonata, per la prima volta, una parola molto cara a Luca, il teologo della storia della salvezza: «oggi vi è nato un salvatore, che è il Cristo Signore». Nella teologia lucana, l’oggi è il tempo di Gesù, la novità e la benedizione di Dio nello scorrere dei giorni. L’oggi della benevolenza e del perdono sarà anche una delle ultime parole di Gesù, rivolte a un delinquente: «Oggi sarai con me, in paradiso» (Lc 23,43).
In questo oggi di grazia si colloca il viaggio dei pastori verso Betlemme. I pastori sono il paradigma di coloro che sanno riconoscere il tempo di Dio: interpellati, sanno stupirsi e s’incamminano mossi dalla meraviglia. Ma Luca non si ferma allo stupore. Nella figura di Maria ci mostra anche la strada per giungere a una fede adulta. Maria ci viene presentata come colei che «conservava con cura tutte queste parole meditandole nel suo cuore». Il verbo greco syn-ballô, tradotto con “meditare”, significa, di per sé, “tenere insieme”. Simbolico è lo sguardo di Dio, perché sa tenere insieme perfino ciò che è contradittorio. L’uomo separa, divide: il suo sguardo è spesso dia-bolico perché vede solo in parte, vive di frammenti di verità, di briciole di senso. L’uomo si affida alle sue certezze, spezzetta il senso degli eventi, ed è per questo che manca di vera comprensione. Maria, invece, è capace di uno sguardo che unisce, perché guarda gli eventi con la sapienza di Dio. Maria vive momenti che superano le sue capacità, eventi difficili da tenere insieme, perché appartengono al mistero di Dio. E tuttavia, da vera discepola, si lascia coinvolgere fino in fondo permettendo agli accadimenti umani e alla parola di Dio di crescere insieme nel cuore, in un dialogo proficuo, che conduce colui che lo accoglie alla certezza che tutto ha un senso, che tutto è grazia. Buon anno!
Interrogativi per attualizzare
- Facciamo una considerazione sul nostro rapporto con il tempo. Cosa ne facciamo? Come lo passiamo? Tempo di grazia o di futilità? Tempo di vita o di morte?
- Il nostro sguardo è simbolico o diabolico? Unisce o divide?
Don Massimo Grilli,
Docente di Sacra Scrittura presso la Pontificia Università Gregoriana e Responsabile del Servizio per l’Apostolato Biblico Diocesano